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Guerrilla Girls: le cattive ragazze dell’arte

Le Guerrilla Girls sono un movimento di femministe, nato negli anni ’80, attive nel campo dell’arte contro la discriminazione tra generi. Sono le “cattive ragazze dell’arte” che irrompono ormai da trent’anni nei musei con la maschera da gorilla per protestare contro la quasi assenza di donne artiste nelle gallerie e nei musei degli Stati Uniti. 

Da anni, dunque, si battono contro le discriminazioni di genere nel campo delle arti e della cultura popolare.

Sono un collettivo di circa cinquanta donne che nascondono la loro identità dietro alla maschera da gorilla per rimanere anonime, rafforzando, in tal modo, i messaggi che vogliono trasmettere, così l’attenzione di chi ascolta non è distolta dall’aspetto fisico. Tutta la loro attività è permeata di ironia e humor e proprio ironicamente hanno scelto come animale il gorilla per l’assonanza della parola con “guerrilla”!

Il loro motto è una domanda “Le donne devono essere nude per entrare nei musei?” e questo deriva da percentuali precise: l’85% di nudi presenti nei musei di arte contemporanea è femminile ma meno del 5% degli artisti che espongono è donna!

Il loro primo blitz risale al 1985 quando tappezzarono New York di volantini in seguito a una mostra al MoMA del 1984 “An International Survey of Recent Painting and Sculpture”; la mostra aveva l’intento di censire i migliori artisti internazionali, 169 in tutto, tra i quali erano incluse solamente 13 donne. Proprio durante il vernissage, un gruppo di artiste protestò in strada: stava nascendo il progetto Guerrilla Girls!

Da quel momento, infatti, un’inaspettata popolarità permise loro anche di iniziare a raccogliere fondi per le loro azioni.

Queste attiviste, per manifestare i loro dissensi, agiscono con slogan, parodie e poster con cui tappezzano i bagni dei musei e le strade di grandi metropoli, come New York, Londra, Bilbao e così via; un esempio irriverente di poster da loro creato è quello con elencati i pregi dell’essere un’artista donna: lavorare senza la pressione del successo; essere coscienti che la propria carriera potrebbe decollare dopo gli ottant’anni; essere rassicurate dal fatto che qualsiasi tipo di arte che si farà verrà bollata come femminile; potere scegliere tra carriera e maternità; essere incluse nelle versioni revisionate della storia dell’arte; non dover affrontare l’imbarazzo di essere chiamate geni; potere apparire nelle riviste d’arte con il travestimento da gorilla.

Il loro è un modo di comunicare dissenso e manifestare le proprie idee divertente e sarcastico:

Noi usiamo il senso dell’umorismo per diffondere informazioni, provocare discussioni e mostrare che le femministe possono essere divertenti.

Oramai il loro successo è diffuso in tutto il mondo, a tal punto che sono già state ospitate in più di 90 musei e università e hanno realizzato progetti anche per la Biennale di Venezia.

Il loro modo di protestare così creativo ed “educato” dovrebbe essere preso come modello da chiunque volesse lamentarsi di qualcosa: arte, umorismo, fantasia, sono questi gli ingredienti per diffondere messaggi virali utili a cambiare, forse, lo status quo delle cose.

WHAT’S NEXT? More creative complaining! More facts, humor and fake fur! More appearances, actions and artworks. We could be anyone; we are everywhere.

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