Si deve ad un gruppo di persone – ben diciotto -, riunite in team per ora volontaristico (con Massimiliano Padovan Di Benedetto e Micaela Legnaioli: Fondatori ed organizzatori; Daina Maja Titonel: Strutture; Sonia Andresano: Artisti; Brigida Mascitti: Stampa; Fabrizio Genziani: Social; Paolo Assenza: Punti di Vista), la nascita di RAW _ Rome Art Week: un ulteriore tentativo di fare e creare una rete dell’Arte nella Capitale. Per la verità, simili iniziative, atte a movimentare la situazione culturale in città, a valorizzare il lavoro di chi opera nel contemporaneo e nella cultura, a creare un percorso virtuoso nonché un’alleanza, anche solo temporanea, ce ne sono da tempo. Ricordiamo il lontano Tridente (inaugurazioni ed eventi simultanei delle gallerie e spazi espositivi temporanei nelle vie del Corso, Babuino e Ripetta, note, appunto, come Tridente); le varie Feste dell’Arte e Notti Bianche, gli Open Studio (aperture pubbliche e in simultanea di un buon numero di studi di artisti e creativi), i più recenti Artughet (l’
associazione romana delle gallerie nella Ghetto-zone che in parallelo aprono all’unisono), OpenHouse (anche in questo caso, aperture straordinarie e all’unisono di realtà più legata al Design e all’Architettura, seppur via via anche all’Arte visiva) e simili, oltre che AMACI, più istituzionale. Dunque ora ecco la nuova arrivata, che ambisce a sottolineare sia la possibilità di una normale vita del Contemporaneo in città, a tal fine scegliendo di aprire la kermesse di lunedì, dunque concentrandola nei giorni feriali, sia la necessità di fare sistema per generare economia e intensificare la presenza di cultura.
Oltre 100 tra Gallerie, Fondazioni, Istituti di Cultura ed Accademie e quasi 200 artisti: questi i primi numeri e la partecipazione così massiccia fa ben sperare sulla riuscita del tutto, in attesa di capirne la reale efficacia dal punto di vista sopra indicato. Per approfondire la missione di questa iniziativa ma anche per trarne spunti relativi alle necessità culturali del nostro territorio, poniamo una serie di domande al gruppo di RAW per il quale risponde Maria Pia Bevilacqua.
Come premesso, la vostra fatica si affianca a una serie di altri, precedenti progetti atti a creare una Rete del Contemporaneo a Roma; di un’ulteriore iniziativa c’era davvero bisogno? Perché?
Lo staff di RAW è ad oggi davvero numeroso. Oltre a noi organizzatori ci sono tanti ragazzi e ragazze che ci stanno dando una mano, un po’ in tutto. Le competenze di tutti sono varie: storia dell’arte, curatela, comunicazione, social media, produzione video. Purtroppo, come hai sottolineato, tutto lo staff di Rome Art Week, in questa Edizione 0 è volontario. Questo aspetto però ci porta a pensare che si, c’era bisogno di RAW. Il mondo dell’arte, e soprattutto quello dell’arte contemporanea, non è solo un grandissimo motore per lo sviluppo intellettuale e culturale, ma può essere anche un settore competitivo sul piano economico. Rispetto ad altri mercati dell’arte (basti anche pensare solo a Milano) Roma sembra rimasta un po’ indietro. Ildanno, ovviamente, non è solo agli artisti, ma a tutte quelle professionalità legate al settore. L’idea di RAW è proprio questa: sottolineare che anche Roma ha ancora tanto da offrire, sia su un piano creativo e artistico che su un piano commerciale.
Quali, secondo voi, sono gli elementi che vi distinguono da quel che c’è di simile sul territorio?Ecco, la parola chiave forse è proprio questa: “territorio”. Senza alcun dubbio Roma è già nota a livello internazionale per le sue eccellenze storico-artistiche. Per qualche motivo, però, – o forse proprio per questo – l’arte contemporanea della capitale fatica a emergere. Sicuramente una metropoli vasta e complessa come Roma non è un luogo facile in cui lavorare, ma gli stimoli certo non mancano. Quello che forse davvero è mancato è la capacità degli operatori del settore locali di fare fronte unico e compatto, di muoversi insieme verso un obbiettivo comune. Questo è quello che stiamo proponendo. Una rete territoriale, un punto d’incontro comune, per tutti, artisti, gallerie, associazioni, fondazioni, accademie, ma anche per studiosi, ricercatori, studenti.
Cosa vuole muovere o rimuovere RAW? Cosa ottenere?Per noi sarebbe meglio dire “sottolineare”, “evidenziare”, “dare risalto”, “incitare”. La riapertura della Quadriennale dopo tanto tempo di inattività, il nuovo indirizzo gestionale di Cristiana Collu alla Galleria Nazionale, che strizza l’occhio al futuro superando il passato sono segnali. Roma non va smossa, va incitata, a fare di più e meglio, perché una sua attività intellettuale, artistica, creativa già c’è. Ed è questo che vogliamo cercare di fare. I segnali lanciati dalle grandi istituzioni romane devono essere colti e ciascuno di noi deve fare la propria parte. Noi cerchiamo di fare la nostra.E’ più mirato al pubblico, alle istituzioni (sensibilizzandole alla valorizzazione del contemporaneo e al lavoro dei suoi professionisti), ai media, o ad attrarre nuovi eventuali collezionisti; o cosa?RAW è un evento che vuole essere per tutti. Il mondo dell’arte è complesso ed è costituito da numerosi e diversi attori. Le figure professionali, ma anche le dinamiche e i meccanismi legati a questo sistema sono vari e spesso molto differenti fra di loro. La cosa fondamentale è che, al di là delle differenze, artisti, galleristi, critici, curatori, giornalisti, uffici stampa, esperti, tutti siano strettamente connessi fra di loro. Il mondo dell’arte è corale, non è possibile pensare in termini isolazionistici. RAW vuol cercare di far dialogare tutti i personaggi di questo mondo.
Credete che eventi come questo possano in qualche misura dare spinte positive per una rigenerazione del settore?Lo speriamo. Quando abbiamo avuto l’idea uno dei primi pensieri è stato quello di cercare sponsor e partner che ci sostenessero nell’attuazione pratica del progetto. Ma da subito abbiamo capito che quello che serve soprattutto è proprio l’azione, la messa in atto. I tempi burocratici spesso rallentano – se non addirittura frenano – molto le iniziative personali. Per questo motivo abbiamo scelto di procedere in maniera indipendente. Questo ci ha permesso grande autonomia, ma ci ha anche fatto capire il valore e il peso di questo concetto di “libertà d’azione”. Sarebbe stato facile chiedere una quota per la partecipazione, ma non lo abbiamo fatto. Abbiamo scelto di far aderire liberamente e gratuitamente le strutture e gli artisti perché speriamo che un’apertura degli spazi, per una settimana, possa diventare un segno di qualcosa di più, di un’apertura dell’intero sistema, perché possa essere più accessibile ai nuovi giovani talenti, possa interessare di più il pubblico non specialistico, di solito molto diffidente, possa – perché no – incuriosire il pubblico specialistico con qualcosa di nuovo o anche semplicemente di diverso. Confidiamo nel fatto che “apertura” possa diventare la parola chiave di questa rete che stiamo cercando, un po’ alla volta di costruire.Quanto è difficile creare accordi tra professionisti, competitor, gallerie etc., cioè fare Rete?Fare rete non è difficile. A noi è bastato un sito, una piattaforma in cui ciascuno potesse presentare il proprio lavoro. La vera sfida sarà mantenere gli obbiettivi raggiunti, fare in modo che quello che è iniziato – che inizierà – durante la settimana di RAW prosegua nel resto dell’anno e negli anni a venire. Il sito, per cominciare, resterà attivo e vivo anche alla chiusura della settimana. Speriamo che possa essere un punto di riferimento, uno strumento di conoscenza della Roma contemporanea. Ci piacerebbe proseguire con eventi spot durante l’anno, delle occasioni di incontro e confronto per gli operatori del mondo dell’arte. E poi, naturalmente, proporre nuove edizioni dell’Art Week.
Pensate che questa vostra modalità operativa sia replicabile in maniera meno temporanea?
Assolutamente sì. Sono moltissime le capitali europee e del mondo in cui già da anni si propongono Art Week, o Gallery Weekend. Roma è pronta per fare altrettanto. Quindi, semplicemente: perché no?
Sorgente: Art A Part of Cult/ure