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Quattro chiacchiere con Ilaria Giacobbi – Bauhaus Home Gallery

La struttura di cui parliamo oggi è stata la prima home gallery iscritta a Rome Art Week: dopo due anni passati al Pigneto si è trasferita quest’anno a Centocelle. Abbiamo raggiunto Ilaria Giacobbi, direttrice e curatrice della Bauhaus Home Gallery, per conoscere meglio questa realtà.

Il riferimento alla “madre” di Weimar è più che chiaro, ma come mai questo nome? E come è nata la Bauhaus home gallery?

Bauhaus Home Gallery nasce dal mio sogno di bambina quando volevo avere una casa “piena di quadri e di artisti!” e il mio mito era Gertrude Stein. Nel 2015 il progetto ha iniziato a prendere forma fino a concretizzarsi con l’iscrizione al Rome Art Week: ho fatto delle ricerche e studi di settore e il fenomeno Home Gallery, che in USA stava spopolando (complice anche la crisi economica), da noi era ancora di nicchia. Bauhaus Home Gallery nasce così: dalla volontà e dal desiderio di creare uno spazio incubatore di arte in cui gli artisti e le loro opere potessero dialogare in sinergia ma, allo stesso tempo, dando importanza al rapporto dialettico che si instaura con lo spettatore/fruitore che vede l’opera d’arte sdoganata dal suo naturale contesto espositivo per essere (ri)collocata all’ interno delle mura domestiche. Infatti la Home Gallery come luogo d’ elezione dell’arte riprende anche il principio della Wunderkammer, per consentire al singolo il godimento costante e quotidiano, ma anche personale ed intimistico.

Il nome è chiaramente un omaggio al celebre movimento e scuola, nel termine Bauhaus si coniugano il concetto del costruire (indicato nel verbo bauen) e quella della casa (haus) intesa come metafora dell’attività costruttiva, di quella progettazione globale che investe e influenza una società (nuova) dove l’arte, l’industria, la politica e l’economia collaborino su un piano paritetico e di compiuta integrazione. Tutto quello in cui credo e che proviamo a perseguire con il nostro approccio all’ arte in un momento storico in cui necessitiamo di un cambiamento forte di rottura col passato.

La vostra ricerca artistica però si discosta da ciò che rappresenta il nome, che linea seguite?

Bauhaus Home Gallery è una casa che accoglie le varie forme d’ arte, pittura, scultura, fotografia, video-art ma anche arredo & design. Da due anni lavoriamo con gli artisti del collettivo 2(be)Art nella realizzazione di una collezione Limited Edition che si compone di complementi d’ arredo & design  (ma anche abbigliamento) desunti dalle opere d’ arte. Un progetto artistico POP(ular colture ~ POPular imagery)  con il quale ovviamente strizziamo l’occhio alla Factory.

Ci siamo ispirati a Keith Haring e al suo affresco Once Upon a Time nel bagno LGBT di Manattan del 1989 affidando a Soledad Agresti la realizzazione di un affresco murario nel bagno, facendo così diventare consuetudine le  esposizioni tematiche nella toilette (del resto Freddie Mercury in una vasca da bagno ci ha scritto una canzone!). Ma anche Marco Polo Rivera ha dipinto su porte e muri lasciando un segno tangibile del suo passaggio.

Inoltre, dal primo anno portiamo avanti il format espositivo The Room Exhibition, collocando le creazioni artistiche in ogni stanza, suddivise per stile o corrente, con un allestimento che non altera lo spazio domestico: un percorso espositivo in una piccola “casa/museo” che come, il palcoscenico di un teatro, ad ogni esposizione si presenta con un allestimento diverso senza però variare il concept espositivo.

 

La vostra ultima mostra, inserita anche in RAW Out, era ispirata ai grandi maestri del passato, cosa ci proporrete nell’immediato futuro?

Partendo dal principio antropologico secondo cui l’arte è il riflesso-manifesto della contemporaneità ogni esposizione è per me “materiale” di studio e ricerca del contemporaneo, così anche una mostra che ha come tematica i falsi d’ autore diventa un momento per analizzare quanto (l’ingombrante) eredità del passato influenzi gli artisti contemporanei. Costruisco quasi sempre le mie mostre su tematica libera e continuerò mantenendo il format The Room Exhibition ma dando maggiore spazio al percorso di ricerca del singolo artista; mentre alla Dott.ssa Lorena Ponzo, che da quest’ anno è anche iscritta tra i curatori RAW, sarà affidata la curatela di progetti tematici volti ad indagare il fermento artistico contemporaneo. Saremo sempre casa-atelier degli artisti del collettivo 2(be)Art, iscritti al Rome Art Week, che qui espongono in permanente e daremo spazio a laboratori e workshop che li vedranno protagonisti. Ci focalizzeremo inoltre sullo studio e impiego dei nuovi media perché come storici dell’arte sentiamo l’obbligo morale di continuare a fare ricerca.

Infine, ci fai un piccolo spoiler del progetto per Rome Art Week?

La prossima edizione sarà una sorta di “ritorno alle origini”: con il Rome Art Week apriremo la stagione espositiva 2021/2022 nella prima sede di Bauhaus Home Gallery a Centocelle (dopo la parentesi di due anni al Pigneto) con una mostra personale che avrà come protagonista Miriam Modena, video-artist già segnalata lo scorso anno dai punti di vista, e con lei inaugureremo il progetto Residenza d’ artista (che porteremo avanti per il resto dell’ anno anche con altri artisti). Collaboro con Miriam da due anni durante i quali si è instaurato un rapporto di stima reciproca, tenevamo questo progetto nel cassetto, complice la spiacevole parenesi Covid: i tempi ora sono maturi.

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