La città distrutta e la città sotterranea: Alessio Romenzi e Valerio Polici

Fotografie di Alessio Romenzi e Valerio Polici


Fino al 25 maggio 2019, la Galleria del Cembalo propone due mostre, in dialogo fra loro, sul tema della città. A partire dal 12 aprile,Life, Stilldi Alessio Romenzi e, dal 18 aprile, Ergo Sumdi Valerio Polici mostrano una condizione di precarietà urbana scandita dal passo di chi cerca uno spazio per vivere oppure una traccia del proprio essere nel mondo, un’affermazione identitaria.

 

Life, Still.La devastazione causata dalla guerra è protagonista indiscussa degli scatti che Alessio Romenzi realizza tra il dicembre 2017 e l’aprile 2018, a Mosul, Raqqa e Sirte. L’autore ritorna nelle città, dopo la fine del conflitto, per documentarne il disfacimento, che egli stesso definisce ‘uno scenario di distruzione apocalittica’.

 

Nel racconto di ciò che rimane, Romenzi metabolizza la capacità di sintesi dell’immagine, derivante dalla sua passata esperienza di fotoreporter, per affrontare una riflessione più profonda e meditata, offerta dall’osservazione a distanza. Infatti, la serie supera intenzionalmente lo svolgimento delle azioni belliche, per interrogarsi sulle sue conseguenze.

 

Il cortile della scuola nel quartiere di Ghiza e la sala interna del centro conferenze Ougadougou III a Sirte, gli esterni del Palazzo delle assicurazioni governative e la Moschea a Mosul, centri propulsori di attività pedagogiche, culturali, religiose, e politiche sono segnati dalla guerra. Il ponte Al Shohada di Mosul, sospeso in un’atmosfera crepuscolare, crolla sotto il peso delle bombe.

 

 

Tra scheletri di palazzi e cumuli di macerie, si intravede il ricordo di quanto è accaduto: la saracinesca alzata di un negozio, un semaforo ancora in funzione, la vita delle persone al confine con la guerra. Sono queste le ‘insopprimibili esistenze’ di cui Giovanna Calvenzi scrive nell’introduzione al catalogo ‘Life, Still’, come ‘reazione alla morte e una speranza di futuro possibile’.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessio Romenzi

 

Nasce a Colle Sant’Angelo in Umbria. Dopo il trasferimento a Gerusalemme, concentra la propria attività sulle primavere arabe in Egitto, Libia e Siria. Le sue immagini sono apparse sulle maggiori testate nazionali e internazionali, tra cui il New York Times, Le Figaro, El Pais, Il Corriere della Sera, Internazionale, L’Espresso, Time Magazine e The Guardian. A conferma di un percorso fotografico d’eccellenza, è stato insignito di numerosi premi, tra i quali spiccano due World Press Photo (2013, 2017), l’UNICEF Picture of the Year (2013) e il Sony Award (2017). Di recente, si è occupato del fenomeno migratorio verso l’Europa e dei conflitti causati dall’Isis.

 

 

Il progetto fotografico Ergo Sumdi Valerio Polici, realizzato in Europa e in Argentina in un arco temporale di sei anni, ritrae la città sotterranea dei writers. La prospettiva di Polici mette in risalto il legame tra il tessuto urbano e gli artisti, dei quali enfatizza sia le potenzialità creative che le necessità espressive, elementi che prendono vita di notte, ai margini della città.

 

Al seguito di alcuni dei protagonisti, definiti come ‘compagni di avventura’, l’artista cattura in un convulso bianco e nero i luoghi periferici e interdetti del panorama metropolitano e industriale, ‘in cui le identità definite si perdono e lasciano il passo a infinite possibilità’ in cui è l’esperienza stessa, come sottolinea Chiara Pirozzi, a porsi come creatrice di rapporti ‘culturali e sociali, sconosciuti e inaspettati’.

 

Nonostante Polici sia fisicamente dietro la macchina fotografica e sia, quindi, un testimone degli eventi, il suo personale coinvolgimento emotivo segna in modo indelebile un lavoro in grado di restituire visivamente l’adrenalina del momento e l’imprevedibilità del suo epilogo. Il fotografo stesso racconta di fughe repentine, provocate dal suono improvviso di un allarme, e di lunghe attese, nascosto insieme agli altristreet artists, nel tentativo di non farsi cogliere in flagrante dalla vigilanza, di cui si percepisce l’appressarsi nella velocità di una messa a fuoco instabile.

 

Il movimento di quel ‘viaggio negli spazi intestinali della metropoli’ è ulteriormente enfatizzato dall’artista tramite il video presente in mostra. Costruito su un’assonanza con le telecamere di sorveglianza, riproduce in loop l’esperienza errante dei writers. Polici si fa, quindi, protagonista e comparsa di un universo subordinato, la cui voce corre inesausta da una nicchia verso il mondo emerso, di cui la Galleria del Cembalo si propone una moderna cassa di risonanza.  

 

 

 

La mostra, presentata a Reggio Emilia dal 12 al 14 aprile all’interno del Circuito OFF in occasione dell’edizione 2019 di Fotografia Europea,è organizzata in collaborazione con Spazio C21 (Palazzo Brami).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Valerio Polici

 

Valerio Polici vive a Roma e inizia la sua ricerca fotografica con il progettoErgo Sum. Successivamente partecipa a ‘LAB/ per un laboratorio irregolare’ di Antonio Biasucci. In una mostra collettiva del 2017, la Galleria del Cembalo espone i suoi primi lavori, in cui già emerge con forte evidenza come la fotografia sia per Polici lo strumento privilegiato di un viaggio a ritroso, tramite cui sublimare le paure e riconciliarsi con il proprio io. A due anni di distanza, il suo lavoro ritorna e prosegue, rafforzato, nella stessa direzione. Ergo Sum è stato già esposto alla Biennale di Venezia nel 2016 e al MACRO di Roma nel 2017.