Fabio Ranzolin - Bye Bye Circo Massimo

mostra personale di Fabio Ranzolin a cura di Amalia Nangeroni

Fabio Ranzolin, Mamma! Mamma! Why don’t you look at me while I’m dying, 2018

Fabio Ranzolin, Mamma! Mamma! Why don’t you look at me while I’m dying, 2018


Montoro12 Contemporary Art è lieta di presentare Bye bye Circo Massimo, prima mostra personale in galleria di Fabio Ranzolin, a cura di Amalia Nangeroni.

Il progetto espositivo concepito dall'artista è una riflessione sulla tradizione italiana e le sue contraddizioni, e si concentra nello specifico sulle sue stratificazioni culturali, ponendo un accento su Roma e la passione omoerotica.
La parola tradizione condivide con tradimento la stessa radice: entrambe derivano infatti dal verbo latino tradere, che etimologicamente si riferisce a una consegna, a un passaggio, a una trasmissione.

Ranzolin consegna all'interpretazione dello spettatore alcuni oggetti prelevati dal proprio vissuto personale ma anche frammenti e esperienze appartenenti ad altri soggetti, di cui si impadronisce, tradendoli e ponendoli talvolta in relazione a elementi organici e oggetti industriali.

Lo sfogo tuo, lo prendo come tale, vive della tua sola esperienza, ora hai la mia”- con queste parole in prespaziato pvc oro, i visitatori sono accolti in galleria. Si tratta di una frase, di cui l'artista si è appropriato, tradendo il mittente originario, a sua volta traditore. Volutamente vaga, la frase si presta a molteplici equivoci.

La mostra si sviluppa mediante una narrazione costruita attraverso l'evocazione di miti, simbologie, personaggi e avvenimenti. Adriano e Antinoo, Giove e Ganimede, Pasolini e quello che successe a Ramuscello, l'ultimo saluto di Francesco Totti al calcio, le Lettere a Lucio della rivista pornografica Doppiosenso, i Baci stellari di Valeria Marini incisi su una collanina, La fontana di Trevi, la riproduzione tarocca della Pietà di Michelangelo, la moda firmata Valentino e l'”Italia capovolta” su di una spilla kitsch – sono pretesti per contestualizzare una critica al consumismo più che mai urgente oggi. Viviamo in un periodo definito dal filosofo e sociologo Gilles Lipovetsky, ipermoderno, dove il vettore dell'estetizzazione del mondo è il consumo (L'esthétisation du monde: vivre à l'âge du capitalisme artiste, 2013). Citando la “scomparsa delle lucciole” denunciata da Pasolini durante gli anni successivi al boom economico, e il dramma psicologico dell'uomo borghese raccontato da Fellini, Ranzolin inzia una riflessione sulla cultura italiana, presentando una società in crisi, i cui valori culturali sono in continua trasformazione.

Il poter confidare sulla parola data (fides); l'autocontrollo ma anche il rispetto per la tradizione (gravitas); pietà, devozione, patriottismo e protezione verso il prossimo (pietas); la dignità nel rappresentare un popolo (majestas); e l'ideale dell'uomo romano (virtus), ovvero le virtù dei mores maiorum, nucleo della morale tradizionale della civiltà romana, vengono qui contraddette o reinterpretate. La Storia, che impassibile registra costanti mutamenti, dimostra che l'energia potenziale della cultura è in perenne stato di equilibrio indifferente. L'artista attaverso il ready-made condivide la bellezza dell'indifferenza duchampiana, e attiva un gioco complesso di risonanze e resistenze, per riflettere sulla cultura della vita moderna.

Fabio Ranzolin (Vicenza, 1993) vive e lavora tra Venezia e Roma. Ha studiato all'Accademia di Belle Arti di Venezia e successivamente ha frequentato il corso di Alberto Garutti, IUAV Venezia. Dal 2016 è rappresentato dalla Galleria Montoro12 Contemporary Art. Nel 2013 è stato assistente per Loris Greaud a Punta della Dogana e nel 2015 ha lavorato con Thomas Hirschhorn per la 56th Biennale di Venezia. Nel 2016 ha esposto alla 100ma collettiva Fondazione Bevilacqua La Masa, in cui vince il terzo premio; nello stesso anno realizza la prima personale a Trieste presso la galleria Zimmerfrey; nel 2017 viene selezionato dalla commissione di Code Art Fair a Copenaghen e nell' aprile del 2018 sarà in residenza presso Villa Lena, selezionato da Caroline Bourgeois.