Ieri il 7 giugno del 1965, a Bristol, nasceva una delle più grandi rockstar dell’arte contemporanea del XXI secolo; un artista che con il suo stile a volte ironico, a volte spiazzante, è stato più volte paragonato ad un imprenditore nel mercato dell’arte: uno “squalo” (come nella la sua celebre opera The Physical Impossibility Of Death In the Mind Of Someone Living, 1991) che comanda un oceano, fatto di insidie e incertezze, al pari del mondo dell’arte contemporanea.
L’influenza degli Young British Artists (o YBAs), detti anche Brit artists (o Brit Pack), un gruppo di visual artist di Londra del 1988, lo porta ad indagare nuove tecniche imprenditoriali, capaci di attirare l’attenzione del pubblico in modi del tutto non convenzionali. Le sue capacità di marketing e di comunicazione non sono una novità ed è questo aspetto prettamente economico e persuadente nei confronti del pubblico, che lo rende uno degli artisti più discussi del nostro secolo.
Formatosi al Goldsmith College dopo essere stato rifiutato alla Saint Martin’s, una delle scuole artistiche più prestigiose al mondo, è conosciuto come l’enfant terrible dell’arte contemporanea, capace di mettere in atto nelle sue opere il sottile equilibrio che si interpone tra l’antico e il nuovo, la vita e la morte. Le sue opere rappresentano questa dicotomia in modo ironico, quasi impudente, manipolando la percezione del pubblico, facendolo cadere nella sua ragnatela, minuziosamente studiata.
Le sue opere, suadenti e scioccanti al tempo stesso, lasciano agli spettatori una sensazione d’incertezza, dove la fisicità dell’opera scompare e il suo concetto rimane sospeso sul confine labile tra finzione e realtà. Dai teschi ricoperti di diamanti agli animali imbalsamati immersi e nella formaldeide, Damien Hirst non teme certamente il giudizio della critica o degli animalisti poiché fa parte degli artisti viventi più venduti e quotati nel mercato dell’arte. Ma la sua grandezza è proprio nella capacità artistica di creare un legame col pubblico e “Giocare” sui confini della vita e della morte, del vecchio e del nuovo in modo audace e innovativo. Alcuni potranno sentirsi presi in giro dalla sua arte giocosa e irriverente, ma dietro a questo, bisogna riconoscere non solo una grande capacità comunicativa, ma anche un tentativo di esorcizzare la paura della morte lanciando continuamente sfide nuove all’osservatore, costringendolo a riflettere sulla vertigine del tempo attraverso la sensazione di vuoto provocata dalle sue opere.