GIOVANNI TRIMANI
Sebbene Giovanni Trimani si consideri un professionista dal 2007, le radici del suo essere artista affondano nel lontano 1987, quando ebbe la fortuna di incontrare Franco Giacchieri. Accantonata l’Accademia, Trimani ha affinato la sua tecnica con un’estenuante pratica accompagnata da quotidiana e scrupolosa preparazione didattica, lungo un percorso di apprendimento e formazione continua che rimane tutt’ora un punto fermo del suo lavoro.Dai primi quadri a olio ad oggi, egli ha sempre posto al centro della sua ricerca il segno, declinandolo tanto nella pittura, quanto nella scultura, come anche negli interventi di progettazione architettonica. L’Uomo, nella sua più aulica definizione, è il centro della sua estetica, che elabora e propone in una chiave di lettura quanto più universale e condivisa, pur partendo dall’attenta analisi del suo vissuto. La sfida con sé stesso, infine, è il carburante della sua creatività.
PeriodiLe tecniche classiche, olio, acquerello, pastello, tempera hanno segnato la gioventù e gli anni di formazione di Trimani, durante i quali – in uno scoppiettante e surreale scambio di esperienze – ha appreso la lezione dei grandi artisti del passato, dei quali è visibile un’impronta netta nei suoi lavori. L’approdo a uno stile ormai maturo, frutto di personale interpretazione ed elaborazione del mondo, oggi è chiaramente visibile nell’importante e complesso progetto AssediA, che per l’artista rappresenta buona parte della sua produzione.Il soggetto più̀ rappresentato da Trimani negli ultimi anni, infatti, è la Sedia, non inquadrata come natura morta, ma come punto di osservazione alla ricerca della profondità dell’Uomo. Creatura divina e materiale, fatto di anima e corpo, tragicamente coinvolta nella sua finitezza. L’osservazione di Trimani, però, ha un fine puramente descrittivo, le sue Sedie sono una carrellata di ritratti inseriti in uno spazio oniricamente definito.L’acrilico, usato su tela e su superfici eterogenee, mette in risalto la creatività dell’artista con la particolarità degli accostamenti cromatici. Giocando sui contrasti, egli elabora un registro personale ed equilibrato, affiancando le altre tecniche (acquerello, inchiostri e marker) sia singolarmente, sia in unione, riuscendo a realizzare composizioni equilibrate e armoniche.Negli ultimi anni Trimani ha ripreso la scultura in ferro elettrosaldato, mescolando elementi preesistenti a profilati nuovi con una raffinata e complessa tecnica di lavorazione.
“Noi siamo quelli che non hanno uno scaffale, noi siamo quelli che non possono contare.
Da zero a mille e poi da zero ad infinito, quanto poco puoi contare? Quanto poco sai contare? Sei sicuro della tua verità? Sei sicuro che tutto appaia?
Io ho visto una volta il futuro, mi è apparso vivo e viscido, come il caglio di un pastore, come il bagnato dell'amore. Poi ho contato fino a cento e la morte mi ha baciato in fronte, non mi voleva neanche lei, non ci ama neanche lei.
Noi siamo i piedi senza scarpe, noi siamo le mani dei mendicanti, ci lasci senza lacci, ci sfiori nella carità,
ma ci temi, come le tasse che non paghi, come i rimorsi che evadi.
Siamo al limite dei tuoi incubi, siamo ciò che sogni.
Noi siamo: gli artisti....” Giovanni Trimani