LA CASA DI TELA Piazza dei Satiri 49, 00186 Un progetto di pittura totale firmato ESTEBAN VILLALTA MARZI A cura di Gianluca Marziani Una produzione Obra Pía Stabilimenti Spagnoli in Italia Con la direzione creativa di Patricia Pascual Pérez-Zamora In occasione del IV centenario del Palazzo di Spagna, sede dell’ambasciata di Spagna presso il Vaticano, l’Obra Pia anticipa la serie di eventi sociali e culturali in programma per il 2022 con l’intervento pittorico “La Casa di Tela”. Di seguito un estratto del testo critico del curatore Gianluca Marziani. L’EDIFICIO Ci troviamo al civico 49 in Piazza dei Satiri, nel cuore di una Roma medievale su cui s’innesta il ciclo edilizio del rinascimento capitolino. Il palazzo risale al 1500 ed è stato costruito sui resti planimetrici dell’antico Teatro di Pompeo (55 a.C.), ad oggi leggibile nel suo tracciato sotterraneo di fondazione. Varcato il portone d’ingresso, si rivela la meraviglia di una trasformazione “organica” degli interni comuni: pianerottolo, scale, muri, luci, vani, maniglie, cassette postali, finestre, tutto ha cambiato pelle per assumere le sembianze mimetiche di una pittura totale. Esteban Villalta Marzi ha sfondato il confine semantico della tela per appropriarsi del mondo a cui la tela aspira, integrando il quadro alla vita che scorre negli spazi condivisi, vestendo la memoria opaca degli intonaci con le immagini e i colori squillanti del suo personale pantone animato. L’IDEA Mentre il lockdown chiudeva gallerie e musei, costringendo le mostre a visioni alternative, EVM immaginava l’impronta fantasy del mondo esterno sulle superfici interne del palazzo, come una luccicanza con cui trasformare la pelle anomala dei muri in una geografia pittorica inaspettata e stupefacente. Negli stessi giorni il filosofo Emanuele Coccia scriveva “Filosofia della casa” (Einaudi Stile Libero), tracciando una coincidenza che si riassume in queste righe: “Una casa è la realtà morale per eccellenza: un artefatto psichico e materiale che ci permette di essere al mondo meglio di quanto la nostra natura ce lo permetta.” FILOSOFIA DELLA CASA Emanuele Coccia aggiungeva: “Al progetto moderno di globalizzare la città si è sostituito quello di aprire i nostri appartamenti per farli coincidere con la Terra”. La casa in era pandemica si è così trasfigurata nel più diffuso laboratorio umano tra vita e lavoro, polis domestica in cui il tempo dei diritti s’intreccia al tempo dei doveri. EVM ne ha colto le angolazioni più filosofiche e concettuali, integrando la pratica dell’atelier con la metrica del ciclo solare, dei riti casalinghi, dei frammenti di mondi che, privati della comunione collettiva, scorrevano solamente nei social media, disegnando panorami globali che hanno reso i device il primo universo liquido dentro il mondo solido delle nostre case. IL COMMITTENTE Sostenendo l’operazione con la logica pura del mecenatismo, Obra Pía ha combinato la conservazione con la creazione. Così, anziché procedere con un restauro neutro, l’ente spagnolo ha supportato una ristrutturazione ideativa, lasciando ampio margine alla libertà espressiva di EVM. Non dimentichiamo che l’artista ha trascorso la sua vita in questo stabile, prima nella mansarda dove è nata sua figlia, oggi nella casa-studio dove è cresciuto da quando suo padre, l’acclamato artista Mariano Villalta, viveva e lavorava in quelle stanze al primo piano. Obra Pía conferma così la qualità del suo filantropismo con un’operazione coraggiosa che accetta la sfida del contemporaneo. Investire risorse in un momento storico tanto complesso, nella città con il maggior patrimonio culturale al mondo, significa riprendere in mano la tessitura del nostro tempo, affinché la necessità del preservare si rinnovi in un ciclo creativo che aggiunge e modifica, nei modi che meglio incarnano il giusto dialogo tra antico e contemporaneo. Il messaggio finale è chiarissimo: gli antichi tesori di Roma vanno tutelati con cura ma anche con il coraggio di praticare il presente, creando scambi ove possibile, stravolgendo se necessario, armonizzando le radici con la fioritura del prossimo futuro. LA PITTURA TOTALE Al pianterreno ci accolgono due grandi tele che si specchiano tra loro, due guardiani agli antipodi che vegliano sulla soglia delle meraviglie. A sinistra campeggia lo stemma araldico del committente - Obra Pía - in un tipico barocchismo pop di EVM; dall’altra una mano espressiva che sembra palleggiare col virus dai colori sgargianti, ribaltando la drammaturgia televisiva in un’apparizione lisergica che evita il realismo, portando l’invisibile nel leggibile, enfatizzando il gesto eucaristico della mano, rendendo più “umana” la biologia da microscopio. Delle mani di EVM hanno parlato Omar Calabrese nel suo saggio “Caos e Bellezza” e Gianluca Marziani nel catalogo “Gestualidad pop 2015”. Fumetto, Arte, Cinema: tre modelli visivi del racconto, tre linguaggi che costruiscono storie con cui staccare i piedi da terra, volando nella speranza ciclica di un nuovo domani. EVM raccorda questi tre momenti nella modulazione orchestrale de La Casa di Tela: il risultato finale ci avvolge come una sacca amniotica verticale, un’arca delle meraviglie in cui i colori e le figurazioni diventano organi assonanti del corpo pittorico totale. PANTONE ANIMATO I piani dell’edificio sono stati mappati da EVM con una scomposizione ritmica dei suoi colori primari. Ogni zona è stata vestita da un colore di forte impatto: giallo, viola, rosso, verde, celeste, colori che rappresentano il pantone con cui l’artista ripensa il mondo e le sue avventure fantastiche. I colori diventano geografie emotive, stati d’animo che si dividono tra le pareti per accogliere i tre personaggi e i tanti dettagli che delineano il progetto. Immaginate le superfici come quinte sceniche da cui spuntano le finestre narrative, diversi momenti che tracciano storie da interni con una visuale da cinemascope. Sembra che i tre personaggi siano pronti per uscire tra le vie di Roma, seguendo i compiti che la vita e il ruolo gli ha assegnato, trasformandosi, per un lungo istante notturno, negli eroi “normali” di cui la gente ha bisogno. CREDITI: Studio Lab 36, Architetto: Marta Suarez Ponce de Leon. http://www.lab-36.it/lab-studio/ Direzione creativa: Patricia Pascual Pérez Zamora Organizzazione e comunicazione: Dosintres Cultura www.dosintrescultura.com Tel: 0039 333 405 17 09 dosintrescultura@gmail.com Ritratto di Esteban Villalta Marzi: Matteo Trevisan https://www.obrapia.org/it/ https://estebanvillaltamarzi.com/ ESTEBAN VILLALTA MARZI / BIO
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2024
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Vernissage Giovedì 24 Ott 2024 | 18:00-20:00