La Casa di Tela hosts "ME, Villalta. Passing the flame"

Due percorsi artistici, quello del padre Mariano Villalta, al suo epilogo, e quello del figlio Esteban Villalta Marzi, al suo prologo. Come in un passaggio di torcia, una luce vivida permette nuove visioni e dialoghi tra le due generazioni.

Luogo: Piazza dei Satiri 48/49, 00186, Roma

Data: giovedì 24 ottobre e sabato 26 ottobre dalle 18.00 alle 20.00

 

In occasione della Rome Art Week 2024, la Casa di Tela e lo spazio espositivo ad essa annessa al civico 48 di Piazza dei Satiri presentano ME, Villalta. Passing the flame. Dedicata all’universo artistico Villalta, la mostra è articolata in due spazi consecutivi che diventano metafora di un gesto: il passaggio di torcia tra due generazioni. La fiammella viene tesa ad illuminare uno spazio che accoglie un duplice tempo artistico, per un attimo sovrapposto, ma che ha vita propria e persiste fino ad oggi.

 

Un primo tempo, quello di Mariano Villalta, conclusosi come una fiamma soffocata. All’apparenza appartenente al passato, il tempo di Mariano vive nel presente, è palpabile. La visionarietà delle sue idee lo rende un artista eternamente contemporaneo e, a testimonianza di ciò, il pubblico percorre uno spazio dove pensieri ed espressione artistica si intersecano. Una presentazione inedita del suo archivio artistico accompagna il visitatore nella comprensione di una figura che, sebbene associata all’informalismo, difficilmente si presta ad una classificazione artistica convenzionale. Contenente testimonianze fotografiche e documentarie del suo lavoro e dei suoi scambi con istituzioni e personalità artistiche e intellettuali dalle più svariate parti del mondo, l’archivio rivela un approccio inusuale per l’epoca – tendente all’interculturalità –se si considera che la globalizzazione nel mondo dell’arte era ancora lontana dal realizzarsi. Portatore di sensibilità acuta – la sua è una malattia che alimenta il moto della sua arte, manifestandosi attraverso una pittura quasi ossimorica nel suo rapporto tra significante e significato. “Un grido visuale o un silenzio profondo”, così la definiva. Un’armonica sintesi di tecnica e impulso creativo, così impetuoso, che sovviene, come un anarchico, per disfare la noiosa regolarità della consuetudine. In superficie affiora un messaggio che si veste di mistero, quasi a voler lasciare all’osservatore libertà di interpretazione – seppur limitata. L’artista, schermato da una profonda intimità, è attivo nel suo lavoro di indagine artistica, arricchita dalla contemporaneità di un mondo che procede a ritmi serrati, tanto ieri quanto oggi, e che tende sempre più all’omologazione. Ora, la soluzione non è certo fuggire, ben più coraggiosamente, l’artista ci invita ad una forma di rivoluzione personale attraverso cui riconnetterci con la natura e con la nostra individualità.

 

Un secondo tempo poi, quello di Esteban Villalta Marzi, che si rivela nel suo sbocciare, come una fiammella vacillante che lotta per affermarsi e lentamente cresce, alimentata da un ossigeno che qui è arte, esplodendo in uno scoppiettio, fino a divampare in tutta la sua intensità. Al suo esordire, tra gli anni Settanta e Ottanta, l’artista si esprime già con una maturità artistica inusuale, che si rivela ancor più nell’ispirazione a una feconda tradizione di pittori – innestata attraverso la radice paterna – e nella sua abilità ad emergere con un’espressione artistica nuova e del tutto personale, che col tempo diverrà totale negazione di quella paterna. Il suo linguaggio nasce come risposta ad un sentimento profondo di ansia di conoscenza. Anche qui, tutto parte da un impeto, un gesto iniziale, teso ad esprimere un qualcosa di radicato che riemerge, a questo stadio, come possibilità di rappresentazione. Al centro vi è il corpo, o meglio una figura accennata da un intreccio di linee inesplicabile, dove risulta difficile distinguerne i confini, ma in cui si intravedono chiaramente le sembianze di un’umanità angustiata. Sulla scia di questo slancio iniziale, agli albori degli anni Ottanta, l’artista è stimolato artisticamente dal fervore di una movida madrileña che vive intensamente. Sono anni audaci in cui liberarsi dalle catene del Franchismo e l’artista cavalca appieno quest’onda, inaugurando un percorso nuovo, che lo presenterà al grande pubblico come antesignano dei graffitici pittorici – è il ciclo dei graffitismi. Da qui, la sua carriera si evolverà attraverso diversi cicli tematici, mai abbandonati dall’artista, in una commistione continua dove si riconoscono chiaramente le sue origini.

 

In conclusione di questo itinerario, il visitatore sarà guidato attraverso un’esperienza immersiva tra gli angoli iconici de La Casa di Tela – intervento di pittura totale dell’artista Esteban Villalta Marzi. Un’opera coraggiosa che mette in dialogo l’antico e il contemporaneo, a testimonianza di come, ad oggi, l’artista sia uno dei più maturi rappresentanti della New Pop Art.

 

CREDITI:

Archivio Mariano Villalta Lapayes: Dott.ssa Silvia Carletti

Archivio Esteban Villalta Marzi: Dott.ssa Marta Castells Iniesta

Direzione Creativa: Patricia Pascual Pérez-Zamora

Curatela: Dott.ssa Matilde Spedicati

Organizzatori
Strutture
Curatori

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