Luce dei miei occhi

Un dialogo a tre voci tra Francesco Arena, Luigi Presicce e Raffaele Quida


Galleria Anna Marra è lieta di presentare Luce dei miei occhi, una mostra collettiva a cura di Daniela Bigi, che inaugurerà il 22 settembre 2022.
Luce dei miei occhi si presenta come un dialogo a tre voci tra Francesco Arena, Luigi Presicce e Raffaele Quida, artisti uniti da un saldo legame di amicizia oltre che dalla comune appartenenza a un paesaggio che è al contempo luogo di origine, terra di residenza e radice di poetica.

Attraverso la creazione di un rapporto dialogico tra opere molto diverse per contenuto, concezione, medium e materiale, il progetto costruisce un panorama composito che è frutto dell’intersezione dei paesaggi che ciascuno di questi autori mette in campo come fattore primario – seppure non necessariamente esplicito – della propria ricerca.

Il titolo del progetto, solo apparentemente depistante, rimanda in realtà a Federico II di Svevia, al quale la tradizione attribuisce quest’esclamazione negli anni in cui alla residenza siciliana preferì la terra pugliese. Si racconta, infatti, che cantando le meraviglie di quei luoghi, lo Stupor Mundi scrisse in una lettera che “se il Signore avesse visto questa piana, luce dei miei occhi, avrebbe deciso di fermarsi a vivere qui”. L’ordine sentimentale e insieme quello simbolico e quello paesaggistico che l’immagine suggestiva dell’Imperatore chiama in causa guidano in qualche modo il percorso espositivo, tra tracce esistenziali, narrazioni popolari, sperimentazioni luminose, enunciazioni temporali, suggerimenti ermetici, ricorrenze geometriche, istanze classificatorie, visionarietà astratte. Tra questioni della natura, questioni della cultura e piani di orizzonte. Tra scultura, performance, pittura e fotografia.

In termini di contenuti espliciti, la mostra presenta opere che per un verso tematizzano il paesaggio naturale attraverso modi differenti di pensarlo, e per un altro verso evocano un paesaggio stratificato, complesso, che volendo si può anche sinteticamente raccontare – per esempio con dei sigari fumati solo in parte, o un tableau vivant che richiama una festa popolare, o mediante tracce umane impresse su carta fotosensibile – ma che fondamentalmente si presenta come il terreno per una condivisione immaginativa che superata l’evidenza del visivo riesca a farsi strada dentro il polimorfo e capillare universo del simbolico.

Tra le opere esposte, selezionate all’interno della produzione quasi ventennale di ciascuno dei tre artisti, ci sono sculture di Francesco Arena di dimensioni e materiali differenti scelte tra quelle in cui è più riconoscibile la relazione tra vissuto personale, memoria della natura, sostanza letteraria e astrazione geometrica; grandi fotografie di performance di Luigi Presicce dedicate sia al folklore religioso secolare della sua terra sia alle sue investigazioni e sperimentazioni più recenti in tema di pittura en plein air; lavori di vari materiali (carta, plexiglass, ardesia, piombo) di Raffaele Quida, in cui la luce determina lo spazio e scrive il tempo, con la complicità della logica geometrica, delle proprietà della materia e talvolta delle consuetudini rurali.