“La vita spirituale […] è il movimento della conoscenza. Può assumere varie forme, ma conserva sempre lo stesso significato interiore, lo stesso fine” (Kandinsky, Lo spirituale nell’arte)
L’accostamento tra il lavoro di Chiara Pasqualotto e le parole di Kandinsky non è solo nella varietà delle forme, ma nella vita interiore che le anima: sembrano rigenerarsi di dipinto in dipinto, rinascendo ogni volta in maniera diversa ma connessa con la precedente.E’ un lavoro lento e meditato, che fluisce anche su più tele contemporaneamente, esplorando le infinite possibilità e varianti della relazione tra colore e superficie, osservate come cellule che si moltiplicano spontaneamente sul vetrino di un microscopio.Le forme si dispongono su uno spartito ideale come note cromatiche, secondo regole compositive interne tanto rigorose quanto personali, alle quali lo spettatore è costretto a partecipare, attribuendo i propri significati. E’ per questo che i dipinti di Chiara Pasqualotto non hanno un titolo didascalico e le sue forme non hanno nome.
Nel progetto interdisciplinare per la Link Campus University, le opere convivono con un video appositamente realizzato da Lucia Cadeddu (Lucideddu) e con la musica composta dai Traindeville: l’armonia che riecheggia le Gymnopedie di Eric Satie richiama gli esercizi che “i poveri ciechi”- una tempo istruiti nel Casale di San Pio V - eseguivano sui pianoforti inclusi nell’allestimento. (P.F.)