La mostra presenta dodici lavori realizzati appositamente per l’occasione, ispirati a immagini di danzatori espressionisti e alla filosofia dell’assurdo di Albert Camus.
I ritratti di Rebecca Brodskis sono decontestualizzati rispetto a ogni riferimento spazio-temporale, vivono una dimensione altra perché la loro cifra distintiva si focalizza sull'essere umano, indipendentemente dalla sua identità di genere, dal luogo di origine, dal retaggio culturale o dal tempo in cui vive. Slegati dall'idea classica della rappresentazione, indagano l'animo umano in un'introspezione che si focalizza sulla condizione alienante e al contempo reale dell'uomo.
Così, l'artista ci invita ad andare oltre i limiti della realtà, accedendo così a infinite possibilità dell'identità personale che attrae emotivamente lo spettatore e contemporaneamente lo sfida intellettualmente.
Il lavoro di Rebecca Brodskis esplora attraverso la pittura il rapporto tra l’essere umano e il contesto sociale, un mondo in continuo mutamento che spesso sfugge alla nostra comprensione. I protagonisti delle sue opere, che appaiono attanagliati dal dubbio, l’ansia e il disorientamento, “sono metafore dell'umano contemporaneo impigliato in circoli sociali in continua espansione. Vagano per i meandri di città tentacolari, condannati all'estrema lucidità ma costantemente invasi dalla paura del domani”, afferma l’artista.
Esplicito è il riferimento a Camus e alla sua Trilogia dell’assurdo. L’autore, negando qualsivoglia valore a un significato trascendente alla vita e al mondo, riconosce come assurda l'esistenza stessa. La mancanza di senso dell'esistere e di motivazioni per vivere - l’assurdo, appunto - non è tuttavia nella natura dell'uomo in quanto tale, ma nelle sovrastrutture sociali che egli crea per regolare il proprio esistere. La creazione di legami interpersonali tuttavia non è sempre facile e la ricerca del legame inter-umano continuamente sfugge.
Da queste riflessioni Rebecca Brodskis introduce una sua risposta positiva all’assurdità dell’esistenza umana, indicando nella danza una possibile via per ricercarne un senso. La danza espressionista a cui l’artista in particolare si ispira - più libera, naturale e meno governata dalle regole - diventa un modo per liberarsi dalle convezioni e dagli schemi sociali che opprimono la natura più intima dell’individuo. Nella danza i corpi si toccano e si intrecciano, favorendo così la comunicazione tra gli esseri umani.
Gli stranieri non sono più stranieri, l’ignoto diventa palpabile, dando un senso alla vita e una direzione alla propria esistenza. Il legame umano, dunque, si rivela nella consapevolezza dell'assurdo e nel tentativo costante di superarlo.