In occasione del centenario della nascita di Vittorio Caporrella, in stretto dialogo con i grandi scultori del Novecento che nel corso degli anni sono transitati nella fonderia, i bronzi di DaSca paiono presentificare un senso tanto materico quanto esistenziale del termine fusione. Figure semi-antropomorfe dallo spirito vagamente ancestrale, queste “forme in cerca di forma” – realizzate attraverso una sapiente dialettica di pieni e vuoti –, sembrano infatti interrogarsi (e interrogarci) circa una modalità di costruzione identitaria che pare non poter prescindere dalla relazione con l’Altro.
Sono forme-nodo, esseri intrecciati, abbracciati, accolti e impastati in una materia che sembra animata da un flusso continuo. Opere in cui risuona, ancora una volta, il costante impegno sociale di DaSca, il suo volerci ricordare che non esiste un io senza Noi e che i legami sono atti fondativi che prendono vita nella cura dell’Altro e si solidificano nel “tempo lento” della fusione.
Arianna Agudo
