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Birò - uno sguardo nostalgico dal futuro al XX secolo
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Nel panorama contemporaneo, BIRO’ emerge come un'artista che fonde modernismo, futurismo e dadaismo in un linguaggio visivo unico, caratterizzato dall'uso di strumenti semplici e accessibili come il formato A4 e la penna a sfera BIC. Le sue opere si presentano come una riflessione profonda sull'interazione tra tecnologia e umanità, attraverso la creazione di “creature” cibernetiche che possiedono sia individualità che una mente collettiva.
Queste entità semi-organiche e semi-metalliche non solo imitano l'ambiente circostante, ma si adattano e contribuiscono al loro habitat, combattendo con determinazione contro le minacce alla loro esistenza. La loro genesi è ispirata da una molteplicità di fonti—musica, letteratura, film—che influenzano la loro forma e funzione.
Il linguaggio visivo di BIRO’ si esprime attraverso una calligrafia personale e simboli che si configurano come geroglifici, evocando melodie e ritmi. Le sue opere sono un viaggio nel flusso di coscienza, dove emozione e logica si intrecciano, e dove ogni segno tracciato a mano rivela un’intonazione unica.
In questo dialogo artistico, l'influenza di grandi nomi come Aubrey Beardsley e David Bowie si fa sentire, rivelando un legame con tradizioni artistiche storiche come il simbolismo e il surrealismo. Le associazioni casuali e il pensiero multitasking sono al centro del processo creativo di BIRO’, dando vita a schizzi e scarabocchi che fungono da "perle" di riflessione.
Le sue opere non sono solo una dichiarazione del presente, ma anche un richiamo a un’era "breve ma d'oro" in cui la maggior parte della popolazione del pianeta era immersa nell'apprendimento e nella comprensione della comunicazione visiva. Con BIRO’, ogni pezzo diventa un'esperienza interattiva che invita a esplorare le connessioni profonde tra arte, vita e tecnologia.