Galleria Anna Marra è lieta di presentare Paura della solitudine, personale di Mirko Leuzzi che abiterà gli spazi espositivi dal 25 settembre al 25 ottobre 2025, tracciando una geografia emotiva complessa, che racconta un viaggio non solo fisico, ma soprattutto interiore. L’esibizione ripercorre le tre tappe del progetto “Le mie mani”, la residenza artistica ideata dall’artista, presentandosi come un archivio di esperienze in cui si intrecciano arte visiva, pratica relazionale e indagine psicologica.
Il percorso di Leuzzi nasce come pratica viscerale, istintiva, alimentata dall’urgenza figurativa emersa durante la pandemia e radicata in una condizione esistenziale lacerata. “Le mie mani” rappresenta la fase più corale e intensa di questa ricerca, dove corpi, emozioni e segni si intrecciano per raccontare il dolore del legame e la necessità di liberazione.
La residenza evolve da racconto personale a narrazione corale, attraversando luoghi, corpi e stratificazioni emotive: dalla fuga iniziale verso Catania - città simbolo di vulnerabilità e accoglienza - all’approdo nel casale di Ca’ Vamperti, immerso nei colli fiorentini, fino ad arrivare all’isola di Alicudi. Qui il progetto si sedimenta come un percorso di disvelamento, un’emersione lenta di paure, desideri e conflitti interiori, che trovano forma nella pittura.
Ogni ciclo della residenza ha esplorato un tema specifico che ha guidato la ricerca: i blocchi emotivi (2023), la manipolazione emotiva nelle relazioni (2024) e, in questa ultima edizione, la paura della solitudine, indagata durante una settimana di convivenza sulla più remota delle isole Eolie. In questa terza fase, Leuzzi ha selezionato sei partecipanti provenienti da ambiti diversi - filosofia, letteratura, musica, psicologia e teatro - dando vita a un simposio atto alla creazione visiva.
I dipinti esposti sono il frutto di questo processo collettivo, ma vanno oltre la semplice documentazione: diventano narrazioni simboliche e riti condivisi. La pittura si configura come luogo di trasfigurazione, in cui corpi, animali e paesaggi interiori si sovrappongono. Figure solitarie emergono in spazi sospesi; i volti, distanti e vulnerabili, oscillano tra attrazione e smarrimento.
“Le mie mani” si impone come un dispositivo collettivo di elaborazione del trauma, in cui la pittura diventa strumento di consapevolezza. La narrazione visiva invita a riconoscere la complessità delle relazioni affettive, smascherando i meccanismi di controllo e dipendenza che si nascondono spesso nello spazio dell’amore. L’estetica seducente dei dipinti - tra colori vibranti e composizioni evocative - amplifica la tensione tra apparenza e verità, tra desiderio e ferita.
La forza della mostra risiede nel modo in cui Leuzzi sfida il confine tra autobiografia e dispositivo collettivo. Paura della solitudine costruisce, attraverso la pittura, uno spazio comune per condividere ciò che solitamente resta taciuto.