Gli ecosistemi cromatici di Gregor Becker
La visione immaginativa e creativa di Gregor Becker nasce dallo studio della tecnica del mosaico e dalle potenzialità espressive di tessere cromatiche accostante secondo infinite declinazioni. Tuttavia, se l’origine della fascinazione per il mosaico può risalire ai pavimenti romani e alle absidi ravennati splendenti d’oro, passando attraverso le opere musive della Secessione viennese, pratiche e materiali mutano radicalmente, modificando il senso stesso della tecnica del mosaico, da bidimensionale a tridimensionale, da statica a dinamica.
Il linguaggio di Becker prevede infatti che le tessere non vengano applicate sulla superficie preparata, come nella tecnica musiva tradizionale, ma emergano dal fondo per creare mosaici verticali, tridimensionali, flessuosi, mobili, dinamici: una volta fatte aderire le tessere—non più vitree o marmoree, ma di carta colorata a mano—vengono plasmate per imprimere movimento, con effetti in forte rilievo, quasi scultorei.
Le prospettive ottenute sono mutevoli, grazie alle interazioni fra luce e colori nelle variazioni del punto di vista e dell’incidenza della luce, riflettono una natura macroscopica (stelle e supernove splendenti, galassie e infinite vie lattee, oppure una natura microscopica (microbi, organismi microcellulari). Ma anche praterie, campi di grano con le messi spettinate dal vento, e tappeti di alghe sottomarine, cangianti alla luce filtrata dall’azzurro del mare.
Lo speciale carattere delle opere di Gregor Becker è la qualità del rilievo dei suoi mosaici che fioriscono nella terza dimensione, acquistano una valenza plastica e quasi chiedono di essere toccati: l’opera è manipolata, e viene conferito un verso, un andamento alla superficie che viene plasmata per raggiungere l’effetto desiderato, che può variare da un andamento ordinato a una tessitura scomposta, da un prato pettinato a un mare in tempesta.
La qualità spaziale, aggiunta a quella cromatica, sono una diretta conseguenza dell’amore per il paesaggio e della sua attività trascorsa come landscaper, una qualità che rintracciamo in panorami sognati e realizzati attraverso una infinità di tessere tridimensionali—versione poetica e sostenibile dei pixel—orientati in modo tale da far filtrare la luce in innumerevoli cangiantismi e trasformazioni della visione.
Una rappresentazione dell’armonia cromatica dell’universo, un giardino nel fulgore della fioritura o un cielo di aurore boreali, finestre sugli effetti tridimensionali della luce/colore. La visione non si limita mai alla bidimensionalità, ma integra i valori plastici a quelli cromatici all’interno di flussi dinamici, invita l’osservatore a sentire con tutti i sensi la ricchezza della materia del colore, dove pennellate plastiche si rincorrono, si mescolano, si intersecano in una corrente perenne di energia e di colore.
L’ecosistema cromatico di Gregor Becker crea un percorso sensoriale che collega visione ed esperienza tattile in una corrispondenza fra natura e cosmo, terra e cielo.
Costanza Barbieri