Migrazioni e metamorfosi – Foto di Valter Sambucini

Un lavoro sulle “trasparenze, vibrazioni e sovrapposizioni di identità”, oltre il fascino ipnotico dei media, per un linguaggio visivo simbolico che avvalori il potere trasformativo dell’arte.

La Caverna di Platone di Katriona Munthe, che accoglie questa mostra, è uno spazio unico dove l’innovazione multimediale si integra con le scienze del simbolo, delle arti, delle espressioni archetipiche dell’umanità, in rapporto al lavoro profondo della psiche.Le opere fotografiche di Valter Sambucini focalizzano gli indizi di un movimento accelerato e frenetico degli esseri umani, in un mondo in cui le certezze sembrano diventate aleatorie e dove è tornata una violenza generalizzata, a scapito del dialogo e del dibattito finalizzati alla reciproca comprensione. L’artista, laureato in ingegneria elettronica, dagli anni ’90 dipinge con la fotografia digitale, ma non per questo rinuncia al realismo dei suoi scatti, sui quali interviene creativamente, evitando l’insidia nel metafisico confine tra reale e virtuale. In tal senso si attiene al termine Surmodernità (citando Marc Augè) andando a descrivere un’umanità immersa nelle problematiche della “tripla accelerazione o eccesso”. L’eccesso e l’accelerazione del tempo, l’eccesso e la lievitazione dello spazio, infine l’eccesso di ego, un’ipertrofia dell’Io attraverso il quale l’individuo tende a proteggersi con modalità autoreferenziali. Anche le rifrazioni nell’acqua denunciano una specularità del confine tra umano e virtuale ed evidenziano la frenesia delle masse e la solitudine dei singoli individui. James Hillman (originale allievo di Carl Gustav Jung) confermando che la psiche è fatta di immagini, sostiene che attraverso queste si può trovare la possibilità della cura di noi stessi.

 

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