Lucia Simone | Altri paradisi

Un luogo onirico, popolato delle visioni delle grandi opere in foto collage e pittura digitale di Lucia Simone: come in una poesia di Baudelaire, le corrispondenze sinestetiche ci accompagnano per mano nel folto del bosco misterioso della sua mente.

“Le immagini appaiono, in questa corsa vertiginosa, come i soli segnali di orientamento dello spirito”

A. Breton, Manifesto surrealista, 1924

 Per la nona edizione di Rome Art Week, lo spazio di Art Sharing si trasforma in un luogo onirico, popolato delle visioni e apparizioni delle grandi opere di Lucia Simone in una mostra curata da Penelope Filacchione,

L’artista è una pittrice arrivata alla tecnica del collage e del dipinto digitale a seguito di una vicenda personale molto significativa: l’esperienza della cefalea cronica con aura l’ha costretta lontana dalla tavolozza per lunghi periodi, ma l’ha anche proiettata in un mondo introspettivo singolare e fantastico. Tra il sogno e la visione, l’artista ha avviato da anni un percorso di auto conoscenza e accettazione del dolore, che esplicita e rende universale attraverso l’espressione visiva: nei momenti che precedono la cefalea attraversa infatti delle esperienze extrasensoriali che la fanno volare lontana da sé.

La sua curiosità e fondamentale positività la inducono a viaggiare attraverso le alterazioni percettive esplorando paradisi surreali, a volte incantevoli, a volte inquietanti, sempre mutevoli e affascinanti.

Immersa in una sorta di pareidolìa pittorica, Lucia Simone lavora sulle sue visioni per assonanze visive e perfino olfattive: in uno stato che potremmo definire allucinatorio l’odore di un prato, del sottobosco, del vento, degli alberi, delle persone, si espande in forme e colori e diventa immagine.

Come nel manifesto estetico di Baudelaire, le corrispondenze sinestetiche prendono per mano Lucia Simone accompagnandola nel folto del bosco misterioso della sua mente.

Gli altri paradisi del suo lavoro sono dunque uno strumento di comunicazione verso il mondo esterno: ben più di un’evasione, sono un ragionamento sulla coscienza e sull’inconscio, reso tangibile attraverso la forma estetica, offerto con generosità allo sguardo del pubblico. Ma sono anche una riflessione sulla precarietà dell’esistenza umana e sull’impatto che l’Uomo ha sul proprio ambiente.

Un lavoro lento e meticoloso che si colloca nel movimento della Post-Internet Art (cfr. Rhizome.org) che rivendica il diritto di attingere alla messe di sollecitazioni visive del web per creare storie e immagini sempre nuove.

Partendo da collages fotografici rielaborati digitalmente e da interventi pittorici, Lucia Simone ricostruisce le visioni, segno dopo segno, mettendo in scena l’archetipo immaginativo della visione dell’Eden.

I suoi giardini sono misteriosi, sospesi, brulicanti di segni e di magia, a volte oscuri e umidi come una selva da cui non sappiamo – e non vogliamo – ritrarci.

Un secolo fa André Breton pubblicava il Manifesto del Surrealismo, un veleno e una malìa che ci sono entrati nella pelle e di cui non vogliamo liberarci: Lucia Simone, a distanza di cent’anni, mette in scena quella verità della presunta follia, unica possibile sincerità dello spirito umano. (p.f.)

Lucia Simone – Bio

Classe 1986, vive e lavora a Roma.

Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha una formazione sia in incisione sia in pittura e grafica digitale. La sua ricerca ha preso un indirizzo più netto a partire dal 2018, quando ha iniziato a raccogliere riconoscimenti pubblici esponendo, tra l’altro, a Palazzo Montecitorio a Roma e Palazzo Vecchio a Firenze. I suoi lavori viaggiano nel mondo: nel 2023 è stata selezionata come finalista per il premio Luigi Candiani, ha esposto come finalista al Premio Arte Laguna presso l’Arsenale di Venezia e uno dei suoi lavori è stato selezionato per una pubblicità progresso con esposizione su maxischermo a New York, Los Angeles e Amsterdam. Durante la prima settimana di gennaio 2024 Exibart Prize ha scelto il suo lavoro per trasmetterlo presso gli schermi di Grandi Stazioni Italiane.

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