Embodying: Flesh, Fiber, Features
Brie Ruais, Martha Tuttle, Letha Wilson
a cura di Serena Trizzino, testo di Massimo Canevacci
Galleria Anna Marra inaugura la stagione espositiva mercoledì 18 settembre 2019 con Embodying: Flesh, Fiber, Features, una mostra multimediale curata da Serena Trizzino che presenta in anteprima a Roma il lavoro di tre artiste di New York City: Brie Ruais, Martha Tuttle e Letha Wilson.
Centrali nella pratica delle artiste sono il rapporto fisico ed emotivo con i materiali impiegati (argilla, lana, fotografia e materiali industriali) e con la natura. Continua fonte di ispirazione per gli artisti, dal Rinascimento fino alla Land Art, la natura continua ad essere un riferimento ancora oggi nell’epoca social.
In mostra 2 grandi installazioni in ceramica e 4 piccoli lavori realizzati con polpa di carta di Brie Ruais, 4 caratteristiche tele in tessuti lavorati a mano di Martha Tuttle, e 7 fotografie che incontrano la scultura di Letha Wilson. Tutte opere inedite e appositamente pensate per lo spazio della galleria.
Brie Ruais espone per la prima volta in Italia lavori in ceramica e carta. Nella sua serie più iconica l’artista - partendo da una massa di argilla di peso pari al suo - modella la materia utilizzando il suo corpo [flesh] attraverso pressioni, spinte, e graffi, creando così una memoria di se stessa e del suo stare nel mondo come persona fisica.
Nella serie più recente, Topology, i lavori sono definiti dallo spazio in cui vengono eseguiti, in questo caso il suo giardino. L’artista crea una mappa in scala 1:1 che registra non solo lo spazio fisico ma anche le sue azioni in quello spazio e gli elementi da lei in esso inseriti (piante, decorazioni, architettura, etc).
Anche nella ricerca di Martha Tuttle il rapporto tra corpo e materia è centrale. Tuttle, anche lei presentata per la prima volta in Italia, impiega tessuti di cotone e lana [fiber] per creare astrazioni geometriche spesso ispirate dalle terre dell’ovest (New Mexico in particolare) dove è cresciuta. È lei a creare le matasse, a tingerle e tesserle per creare gli inserti in lana presenti nei suoi lavori. L’intento è quello di registrare nelle linee del tessuto i suoi gesti e il suo tocco - a loro volta dipendenti da emozioni, stati d’animo e ispirazioni esterne - così creando una narrativa implicita del lavoro fortemente personale.
Nelle opere di Letha Wilson la fotografia incontra la scultura. Utilizzando scatti fatti nel corso degli ultimi vent’anni nell’America dell’Ovest, Wilson investiga il limite della fotografia paesaggistica, cioè quello di mostrare nella sua interezza il mondo che ci circonda. Con questo obiettivo quindi, l’artista impiega materiali industriali per creare delle composizioni [Features] che ci ricordano il sottile equilibrio tra natura e civiltà moderna.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione di Gangemi Editore con un testo critico di Massimo Canevacci.