Duccio Bombardini è un’artista contemporaneo, che ha voglia di vivere. Questo
suo slancio, l’elan vitale, per dirla con Bergson, si concretizza nella ricerca della
continua definizione di sé stesso, attraverso l’arte. Questa ricerca ruota tutta
attorno al colore, con la definizione della personalità che si manifesta attraverso
l’azione progressiva della spatola. Un’azione mirata, istintiva e razionale insieme,
che costruisce un tessuto cromatico brillante e armonico, mai gridato, suggerendo
così spazi vibranti dove l’immaginario concretizza le forme. Il disegno,
che il pittore realizza sempre seguendo le buone regole della bottega dell’arte,
quindi procedendo nel tempo dall’idea, dallo schizzo, alla sua esplicitazione
attraverso il bozzetto in scala, fino ad arrivare al definitivo, da riportare con lo
spolvero sulla tela, il disegno, dicevamo, presenta sempre una visione dall’alto,
una “bird’s eye view”, che rimanda a memoria luoghi visitati, situazioni vissute,
ricordi emersi. Il racconto di Duccio Bombardini ci viene regalato ora in questa
sua prima mostra personale alla quale giunge, seppur giovanissimo, con una
maturità pittorica che informa uno stile perfettamente riconoscibile. Essere
colore diventa così il manifesto della sua crescita personale, individuale e artistica.
La grande tela al centro della fiaba narrata da Duccio, che parte dal bianco e
nero, come in un flashback, ci parla di un luogo ameno, di divertimento, dove
perdersi, appunto, alla ricerca di memorie rastrellate dall’infanzia. Opere di
analogo formato ci presentano ancora scene affollate da personaggi di ridotte
dimensioni, figure minime che si muovono su un piano intellettuale, metafisico,
formato dai rimandi colti alla pittura fiamminga.
Questa ricerca, partita dall’osservazione e il lavoro dal vero, come nella serie
degli Alberelli, si dipana ora apertamente in tele di medio formato, dove le
forme si liberano intrecciandosi attraverso l’esaltazione del colore. Siamo alla
fusione del rapporto interno-esterno, al suo superamento. Il superamento, la
sublimazione dell’essere, avviene sempre sulla soglia, sul crinale che separa e
comprende la visione duale del mondo. Così, Duccio Bombardini ci parla
dell’Espressionismo e degli Impressionisti, declinando questa unicità dualistica
volando come un drone contemporaneo attraverso la Storia dell’Arte, sempre
sulla soglia del tutto, anche della vexata quaestio del secolo scorso, la dicotomia
Astratto/Figurativo che supera brillantemente, risolvendo il rebus esistenziale
con il flusso naturale del mestiere, del colore, del discorso.
Un discorso suo personale che condivide, crediamo, con reciproca totale soddisfazione,
sia dell’artista che del pubblico.
Francesco Maria Bonifazi