Scheda della curatrice Olga Scotto di Vettimo Da ATLANTE ARTE CONTEMPORANEA MUSEO MADRE A CURA DI VINCENZO TRIONE
Federico Lombardo
Castellammare di Stabia, NA, 1970. Vive a Ciampino lavora a Roma
Diplomato in Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli con Augusto Perez nel 1992, si dedica da subito alla pittura, ricercando una cifra seriale che ottiene dipingendo ritratti femminili su fondi neutri, ritratti dal vero o ripresi da riviste. La scelta di Lombardo del ritratto è motivata dalla ricerca di una sorta di avatar, quindi dalla trasposizione di sé, e non da una desiderio di recupero della ritrattistica nel senso tradizionale.
Tra il 2001-2004 lavora al ciclo Uomo splendido, esposto a Modena nel 2005: nove tele dai colori accesi, luminosi, splendenti, appunto. Le composizioni classiche richiamano alla struttura compositiva della scultura medioevale e rinascimentale. Si tratta di una ricerca astratta sugli equilibri tra le figure, dove l’elemento sacro viene stravolto per rivelare strutture anatomiche, che appaiono come macchine compositive su sfondi neutri.
Per Lombardo la sperimentazione della tecnica dell’acquerello è necessaria per perdere quel rigore e quella misura che l’olio porta con sé. L’evoluzione naturale di chi medita sulla leggerezza di un medium che riduce se stesso sempre piu’ ai minimi termini.
La ricerca è intesa, dunque, come indagine sulla pittura che, a sua volta, riflette anche sulla dualità dell’uomo che da un lato controlla la materia e il gesto e dall’altro si perde nella sperimentazione del medium che è di per sé portatore di contenuti diversi che vanno oltre la volontà dell’artista. Lombardo vuole ragionare sia sull’aspetto compositivo della figurazione che su quello narrativo, una narrazione tuttavia che è la testimonianza di un processo interno all’evoluzione dell’opera stessa.
Il viso, il corpo, il mezzobusto e il gruppo sono moduli compositivi che si ripetono al di là della tecnica scelta, sono esseri umani forse un po’ alienati.
Dal 2005 al 2010 lavora alla serie Abstractfaces, presentate prima da Bonelli Arte contemporanea nel 2006 e poi a Lugano nella galleria Maheler, dove ritratti di bambini, uomini e donne sono quasi incastonati nel rettangolo della tela di grandi dimensioni. Questi olii su lino sono studi sulle forme geometriche dell’uomo, sulle forme primitive, sono monumentali, frontali come i volti bizantini. La pittura si fa sempre più rarefatta, è aerografata ad olio per dare l’idea di una sorta di graffito impresso sull’olio ancora fresco.
Sempre nel 2006 presenta da Bonelli anche un ciclo di acquerelli di volti a mezzo busto o coppie che si abbracciano nel desiderio di umanità rispetto a figure che non vogliono essere più solitarie. Il tratto è qui più espressionista. Al 2008 risale la sua partecipazione alla XV Quadriennale di Roma su invito di Lorenzo Canova, dove espone 32 acquerelli.
Dal 2010 dà inizio al ciclo SL (second life) di pitture digitali, esposte nel 2010 nella galleria Maniero, nel 2011 è invitato alla Biennale di Venezia sezione Campania . Nel 2017 è invitato al festival A+b= Love, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona, dove l'arte e dialoga con le imprese legate alle nuove tecnologie. L’interesse per la pittura digitale nasce come coerente ed estrema conseguenza di quel processo di smaterializzazione del gesto, di cui non rimane altro che la memoria a volte registrata con degli screen saver, o ancora evidente in una struttura segnica entrata ormai in una dimensione fotografica. Ancor prima di essere fotografia l’artista tiene a sottolineare il transito dell’opera in un limbo virtuale perennemente fluido, non statico e fissato su carta, la dimensione del file, dove la pittura diventa la memoria di se stessa, concetto, non vincolandosi piu’ all’idea di materia, pervenendo a forme distillate, pure. Tende all’estrema rarefazione e mantiene lo sfumato pittorico, specie quello ideale ed assoluto di Leonardo, lavorando con la tavoletta grafica e pc. La pittura è altra cosa e l’artista di questo ne è consapevole, non vi è il minimo intento di superare una tradizione millenaria, le sue sono stampe a pigmento e acquerello su carta arches, o non impresse affatto su carta, sotto forma di video, quindi le tratta come se fossero fotografie, o esattamente come un disegno di luce, non come un’impressione di luce quale è invece la fotografia. La sua pittura digitale nasce dal nulla non ha altre immagini fotografiche come base.
Dal 2019 è incluso nella collezione Fondazione the Bank di Bassano del Grappa.
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