Romano è un pittore schivo e solitario, che ha sempre rifuggito scuole, gallerie, collaborazioni. Il suo spazio esistenziale è sempre stato tra i quattro muri della sua stanza, raramente abbandonata, dove sin da bambino ha trovato nel disegno l’unico mezzo per esprimere la propria tormentata interiorità.
Nel 2017 ha iniziato a dipingere, per poter raffigurare più fedelmente la propria visione della realtà. Alla sua propensione simbolica per le figure animali, che hanno affollato anni di nervosi scarabocchi, si è aggiunto lo studio della figura umana, specialmente nel ritorno compulsivo al tema del ritratto femminile.
Nei più recenti oli su tela, Romano articola angosciati soggetti sacri, in cui la narrazione evangelica risulta grottesca e snaturata, ma mai priva di una sincera ricerca spirituale.