L’Archivio Alberto Bardi
Grandi scaffalature, piene di quadri, riempiono intere pareti di una casa nel quartiere Capannelle a Roma, con tanti dipinti affissi sui muri, ovunque: così appare l’archivio Alberto Bardi, sempre visitabile su appuntamento o in occasioni speciali.
L’archivio è stato voluto e costituito da Luciana Bergamini, moglie del pittore, sin dalla sua scomparsa nel 1984. Luciana ha classificato uno ad uno i dipinti, gli strumenti di lavoro e i documenti dello studio di Alberto a Corso Vittorio Emanuele. Ha poi organizzato più di sedici importanti mostre in prestigiosi spazi pubblici di tutt’Italia, a partire da quella antologica di Palazzo Braschi a Roma, curata insieme a Claudia Terenzi nel 1985, pochi mesi dopo la prematura scomparsa di Alberto.
A metà degli anni ‘90, Luciana, protagonista della Resistenza contro il nazifascismo, da sempre appassionata e attenta a sempre nuove e diverse forme artistiche, si vide costretta a rallentare le iniziative dell’archivio, perché - affermava con tristezza - i tempi erano molto peggiorati per quell’arte contemporanea che non fosse immediatamente legata a un discorso di mercato. Era diventato estremamente difficile realizzare mostre di un certo livello, con le caratteristiche che un artista come Alberto meritava.
E se già allora era diventato difficile, senza Luciana lo è stato molto di più. Come eredi e amici che le sono stati accanto nel custodire le opere e la memoria di Bardi, abbiamo raccolto il testimone da lei, prima che morisse nel 2006.
L’archivio, diretto da Cecilia Pasi, ora conta circa 750 opere tra dipinti e disegni, oltre alla documentazione sulle altre attività del pittore, dal teatro alla politica fino alla Casa della Cultura.
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