Benedetta Galli - Stone - dialogo con il pubblico

sarà proiettata la documentazione video della performance del 20 ottobre


Càlati in una pietra, / io farei così. / Lascia che gli altri si facciano colomba / o digrignino i denti come tigri. / Mi basta essere una pietra. / All’esterno è un enigma: / nessuno sa come rispondere. / Ma fresco e quiete dev’esserci all’interno. / Anche se una mucca la calca col suo peso, / anche se un bambino la getta dentro un fiume; / la pietra affonda, lenta, imperturbata, / fino al fondo / dove i pesci bussano alla sua soglia / e vengono ad origliare. / Ho visto scintille schizzare via / quando due pietre vengono strofinate, / forse là dentro non fa così buio; / forse c’è una luna che brilla / da chissà dove, spuntando magari dietro un colle / un chiarore appena sufficiente a decifrare / quelle strane scritte, mappe stellari / sui muri interiori.

Stone - Charles Simic

Il progetto Stone che ho pensato per Umanità?! si sviluppa intorno al riconoscimento dell’impossibilità di dare una risposta univoca agli interrogativi sulla natura del Tempo e della Memoria. Questo sviluppo avviene attraverso alcuni passaggi di un vissuto personale, scanditi da quattro momenti principali che ho definito come: lavoro, dolore, terapia e guarigione. Il lavoro è espresso come concetto totalmente pieno delle sue definizioni e per questo lasciato libero di essere letto e pensato secondo le proprie esperienze, il proprio sapere e intelletto. In particolare il termine “stone” si riferisce al titolo della lirica di Charles Simic che affronta la questione dell’organico e dell’inorganico che si compenetrano; una possibile ragione sul concetto di lavoro. Il dolore quasi sempre accolto con grande sfavore e interdetto nella cultura classica, viene proposto come sintomo di una nuova origine e come un possibile principio.  La terapia è offerta in un prospetto estetico e in un’esperienza sensibile condivisa pubblicamente e raccontata nell’immediato proprio mentre accade. La guarigione si costituisce nella lettura consapevole e organizzata di tutte le precedenti fasi e senza caratteristiche definite da un inizio e una fine, piuttosto è una forma di intesa, di attenzione verso ogni accadimento; una cura di sé e del sé.

Ho pensato di presentare questo progetto attraverso un percorso di narrazione che si arricchisce progressivamente di contenuti e di presenze. Lo spazio maggiormente coinvolto è la vetrina di Mesia Space dove verrà proiettato inizialmente il lungometraggio omonimo Stone, un video della durata di circa 5 ore. In seguito, sempre all’interno della vetrina, il video sarà sostituito da un’installazione tridimensionale costituita da un gruppo di immagini della risonanza magnetica della mia colonna vertebrale, stampate su un tessuto di nylon semitrasparente. L’installazione nella vetrina rimarrà per tutta la durata del mio intervento a Mesia. La performance invece si svolgerà nello studio adiacente e consiste in un incontro di psicoterapia, di circa 50 minuti. Una psicoterapeuta si occuperà del mio vissuto, condividendo con me un ulteriore percorso di cura ampliato dalla funzione di testimonianza dei presenti. La seduta sarà documentata da un video che sarà proiettato il giorno del finissage.

Benedetta Galli

Artisti