Italia-Grecia, una faccia una razza

Avanguardie artistiche e tradizioni a cura di Katerina Giannaki e Fabio Milani


Mostra collettiva di artisti italiani e greci.

Artisti greci: Julianos Kattinis, Theodoros Kyrkos, Rita Landriscina, Eleni Pitari

Artisti italiani: Angelo Cortese, Angelo Cricchi, Baldo Diodato, Alessandra Di Francesco, Maurizio Gabbana, Marco Galletti, Micaela Legnaioli, Fabio Mariani, Fabio Milani, Achille Pace, Hannu Palosuo, Eliseo Sonnino, Silvia Valeri.

 

Abate | Kounellis, viaggio al termine di una fotografia

di Nicola Davide Angerame

 

Tutto ha avuto inizio nel 1969 in quel garage che Fabio si ostinava a chiamare galleria, con quel greco venuto a Roma, Jannis, che voleva fare sculture viventi e con quel ragazzo, Claudio, cresciuto in via Margutta e che cercava l'arte nuova. La loro prima fotografia insieme la realizzano lì, si chiamerà Cavalli e farà il giro del mondo, cambiando al storia dell'arte.

Ragazzi che, crescendo, sono diventati pilastri della storia dell'arte italiana e internazionale. Hanno preso strade parallele e sono rimasti amici, collaboratori e attori di un palcoscenico magnifico ed eterno.

Fabio Sargentini ha proseguito la sua strada di gallerista e talent scout. Claudio Abate è diventato il fotografo dell'arte tra i più riconosciuti: i Cavalli di Kounellis o lo Zodiaco di De Dominicis hanno fatto il giro del mondo, sono in tutte le storie dell'arte contemporanea di tutti i Paesi. Claudio amava ricevere i diritti di quelle foto, erano per lui il segno tangibile di una meta raggiunta, la certificazione semplice di una immortalità.

Jannis Kounellis è diventato uno degli artisti più intensi del secondo dopoguerra, capostipite di un'arte povera e riflessiva, memore e commossa, idealista e pesantemente materica. Un'arte che il suo amico Claudio ha spesso fotografato, raddoppiandone la forza estetica e certamente costruendo documenti imprescindibili. Installazioni e performance avevano bisogno di lui e del suo modo di fotografare il mondo come se fosse un teatro, quel teatro che aveva conosciuto con Carmelo Bene e nelle cantine dei primi anni Sessanta e che lo aveva portato a voler fotografare azioni viventi, opere site specific e presenze effimere, fenomeni che avevano bisogno di uno sguardo invaghito eppure lucido, di una capacità viva d'interpretare e mostrare attraverso l'obiettivo la sostanza e l'anima delle opere.

L'amicizia tra questo romano e questo ateniese durava da mezzo secolo. Erano entrambi lavoratori infaticabili e alcuni dei suoi ultimi scatti Claudio li aveva fatti per la grande installazione di Jannis nella chiesetta di Trastevere trasformata in galleria d'arte da Gavin Brown. Uno degli ultimi scatti che invece li vede insieme come soggetti colti in flagranza d'amicizia invece che come creatori nascosti, è proprio questa immagine rubata dall'amico Fabio Milani, instancabile testimone di una Roma a più dimensioni nonché reporter delle cene e dei ricordi che Claudio amava condividere con noi davanti ad un whisky, nell'amato quartiere di San Lorenzo, vicino a luoghi della memoria a lui cari come il ristorante Pommidoro.

In questa foto, scattata al vernissage della personale di Claudio nella galleria di H.H.Lim ci sono gli ultimi momenti di un viaggio insieme che è durato cinquant'anni. Jannis aveva regalato un bancone bar a Claudio: un oggetto romantico e ironico, come era Claudio in fondo, fatto di corten e pipe di legno. Su quel bancone hanno vissuto le feste che si sono tenute nel seminterrato del suo studio. I due amici sono scomparsi a soli sei mesi di distanza l'uno dall'altro: il 16 febbraio Jannis e il 4 agosto Claudio. Non credo che sia un caso, viaggi così, fin dentro la vita, li fanno soltanto anime affini come questo romano e questo greco...

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