Arte Borgo Gallery in occasione di Rome Art Week 2019 presenta la mostra personale di Lesley Bunch organizzata da Anna Isopo, Presidente di Arte Borgo Gallery di Roma, a cura di Nicolina Bianchi, critico d’arte Editore e Direttore di Segni d’arte
L’artista dopo aver partecipato a diverse rassegne internazionali a Roma torna nella Capitale per la sua prima mostra personale dal 19 ottobre al 2 novembre 2019 in occasione della settimana dedicata all’arte contemporanea Rome Art Week
Lesley Bunch vive e lavora a Londra. Il suo lavoro è stato esposto ampiamente nel Regno Unito, Europa, Asia, Sud America e Stati Uniti.Nata in Ohio, la sua infanzia è stata trascorsa nel Midwest. Ha vissuto a Tokyo per tre anni, dove ha sviluppato un interesse per l'arte e la cultura giapponese.
Ha studiato Belle Arti e Storia dell'Arte al Goldsmiths 'College, Università di Londra. Questo è stato seguito da un Master in Archeologia presso la Scuola di Studi Orientali e Africani, Università di Londra, dove si è concentrata sull'arte giapponese del Periodo Edo. Ha recentemente completato un anno di residenza al Wimbledon College of Arts, University of the Arts di Londra.
PROGETTO MOSTRA
ASSENZA: PRESENZA questo il titolo del Progetto espositivo in cui l’artista attraverso le sue opere vuole rimuovere i confini del linguaggio pittorico.
La presenza è celebrata, nonostante il soggetto, sulla meditazione, “girando” intorno all'assenza. Le ombre sono distaccate dai loro oggetti assenti e non possono connotarli; alle parti del corpo è negata una lettura narrativa; alle componenti meccaniche è negata qualsiasi funzione convenzionale.
Lesley Bunch ha realizzato per ASSENZA: PRESENZA opere inserite in tre percorsi distinti in cui forme imprevedibili danno vita a riflessioni, focalizzando comunque l’attenzione sul linguaggio visivo che resiste all'interpretazione verbale e non è fissato al significato letterale, ma una "presenza assente". È qualcosa del nostro mondo "iper-reale", una eccessiva informazione non ancorata che noi mandiamo sempre più alla deriva.
Serie "SHADOW, OTHER"
Nell'antica Grecia, l'ombra, o SKIA, significava "traccia". La mitologia greca fa risalire l'inizio dell'arte pittorica al momento in cui una ragazza di Corinto tracciò sul muro il profilo dell'ombra del suo innamorato che stava partendo.
Le ombre sono fugaci, e in fisica, descritte come "buchi nella luce". È strano pensare a un'ombra come a un'entità. È un fatto materiale reale, questo buco fisico nella luce, ma prodotto in modo naturale: non ha né una forma stabile né una continuità di esistenza. L’ obiettivo di Lesley Bunch è catturare la traccia.
Jung considerava l'ombra come la parte inconscia del sé, che ci accompagna, ma non è mai completamente rivelata. Per la serie "Shadow, Other" prende in prestito oggetti di casting cui vengono conferiti l'emozione, la memoria e il senso di identità dei loro proprietari. Le storie delle persone influenzano la sua manipolazione dell'oggetto mentre l’artista compone un’ombra. Riprodotta e resa come se fosse scolpita, l'ombra diventa un'entità indipendente distaccata, non più ancorata al suo oggetto, non più un suo sostituto. È ridotta a una forma non classificabile, de-familiarizzata.
Serie "PARTE"
Ci aspettiamo che la forma, la composizione, il gesto o il contesto ci guidino nel posizionarci verso una rappresentazione del corpo, forse in termini di gerarchia sociale o di una sorta di narrativa. La serie "Parte" intende contrastare i nostri tentativi di leggere una rappresentazione del corpo in qualsiasi modo stabilito. Una composizione fortemente ritagliata e l'aggrovigliamento degli arti impedisce che si tolga ambiguità alle parti. C'è un rifiuto di connessione psicologica narrativa e convenzionale.
La serie "Parte" ha lo scopo di attirare lo spettatore e respingerlo in egual misura, in una fase dinamica di osservazione. La grande scala suggerisce l'intimità, ma accresce il disagio di uno spettatore come voyeur.
La serie "Parte" è una "collezione" di parti del corpo, di arti, di “carne”.
Ma questa è “carne” che non permette la fantasia del possesso e le sue parti non possono diventare oggetti sequestrati.
Serie "SCAMBIO"
"Exchange 1", la cui spirale di tubi flessibili è simile a una macchina non si collega, non consentirà allo spettatore di formulare e imporre un'interpretazione della funzione.
Si pone come uno “scambiatore” di calore, ma invece di contenere del fluido, espelle un solido ambiguo. Le ombre sono sottilmente contraddittorie. Sebbene la superficie sia resa in modo determinato, il suo materiale rimane indeterminabile.
"Exchange 2" è costituito da un tubo di circolazione, che culmina in due estremità tagliate. È vuoto di liquido. È una macchina che, come rappresentato, non potrebbe adempiere alla sua funzione convenzionale di meccanismo di scambio.
http://arteborgo.it/dal-19-ottobre-al-2-novembre-2019-lesley-bunch/