FREQUENZE DAL SOTTOSUOLO

Il sottosuolo, archivio vivente della nostra storia biologica e culturale, è l’oggetto di indagine di questo progetto collettivo. Le opere esposte si dispongono in un intreccio di relazioni, proprio come gli elementi di un ecosistema naturale

Frequenze dal Sottosuolo

Un progetto collettivo a Studio Pisani

Opening mercoledì 23 ottobre 2024 ore18.

Dal 23 al 26 ottobre 2024, via Vittor Pisani 28, Roma, cancello su strada.

Il sottosuolo, archivio vivente della nostra storia biologica e culturale, è l’oggetto di indagine di questo progetto. Invisibile ma fondamentale, il sottosuolo è un ecosistema che va oltre la superficie che calpestiamo, rivelando una complessità profonda. Questo “corpo” nascosto, sebbene non visibile, può essere “ascoltato”, come ci dimostrano le scienze che ne esplorano gli strati attraverso l’analisi di tracce sonore, visive e biologiche.

Le opere in mostra si sviluppano seguendo questo processo: nascono da tracce e matrici preesistenti – suoni, memorie, fossili e altri segni provenienti dal sottosuolo.

Questo progetto collettivo, che debutta nello storico Studio Pisani, invita il pubblico a immergersi in un ecosistema artistico in continua evoluzione, che si amplierà con le successive fasi del percorso espositivo. In questo contesto, le opere non esistono in modo isolato, ma creano un intreccio di relazioni, proprio come gli elementi di un ecosistema naturale.

Opere:

Sara Bernabucci apre la mostra con Ecotoni. In natura l’ecotono è una zona di transizione che sta sul bordo di un habitat, una sorta di buccia che avvolge una massa naturale: protegge, seleziona, attira diffonde. Le sculture in mostra appaiono come involucri o meglio placente che generano al loro interno una forma naturale. Sara ci invita a rovesciare la tradizionale idea di “madre natura”, suggerendo il pensiero che siamo noi con i nostri corpi a dover partorire quella memoria e quel senso di appartenenza al mondo naturale che è andato perduto.

Vanshika Agrawal, con Fiamme con le ali, utilizza la tradizione della raccolta della fuliggine dalle lampade a olio, ancora praticata in alcune regioni dell’Asia, per esplorare l’estrazione dei pigmenti tramite sedimentazione. Sulle forme di gesso i depositi di una fiamma ardente si depositano come carbone, generando una superficie stratificata. Questi segni evocano la metamorfosi della natura, sottolineando un’applicazione semi-controllata della fuliggine e la bellezza della casualità nel processo creativo. Le forme di gesso, disposte insieme, formano una struttura di funghi a staffa in bosco, suggerendo come madre natura ricicla e riformi tutto ciò che entra in contatto con l’ecosistema.

Emanuela Camacci, con Linfa, crea un dialogo tra la durezza delle rocce e la fluidità del marmo, dando vita a sculture che esprimono come dalle piccole ma monumentali formazioni possa emergere un marmo che assume forme organiche e vischiose. Questo processo simboleggia la tensione tra la solidità della materia e l’energia vitale che essa incarna, evocando un continuo cambiamento attraverso aperture naturali. Linfa racconta anche la storia stratificata di Roma, dove i diversi strati geologici inglobano frammenti di marmo, custodendo una memoria della città antica e fondendosi in un unico paesaggio sottotteraneo, in un unico organismo.

Alexandra Fongaro, con Le Trombe Degli Angeli Annunciano il Muso, crea un’opera che celebra la connessione tra tradizione e innovazione, riflettendo sul significato della figura dell’artista e della sua identità. La scultura rappresenta un simbolo di rinascita e di ritorno, evocando il passato mentre guarda verso il futuro.Ispirata dallo Studio Pisani, l’opera si riallaccia a una tradizione viva, rappresentata in una posa che ricorda quella della scultura del nonno di Sara Bernabucci. Questo legame con il passato manifesta la continuità e l’armonia che permeano il lavoro di Alexandra. A due metri d’altezza, la figura giace distesa, non più un avviso di pericolo, ma un simbolo di protezione e di forza. Le “trombe degli angeli”, un tempo utilizzate per tenere lontane attenzioni indesiderate, si trasformano in strumenti di libertà, cementando la connessione tra la figura e il terreno che la sostiene.

Davide Sebastian con la sua scultura sonora Eco della Rinascita, trasforma un’antica tromba antiaerea in un simbolo di rinascita e trasformazione. Attraverso l’innesto di una cassa acustica digitale, l’oggetto emette il suono di una goccia d’acqua, simbolo di rigenerazione e stratificazione minerale. Questa fusione di memoria storica e tecnologia contemporanea invita lo spettatore a riflettere sulle storie nascoste degli oggetti e sul loro potenziale di trasformazione. Il suono, non più allarme di pericolo, diventa un eco del tempo e della natura, evocando una nuova percezione. La scultura si erge come ponte tra passato e presente, rivelando l’importanza di ascoltare ciò che normalmente rimane invisibile, ma essenziale. Un’opera che invita a esplorare le profondità del suono e della materia, offrendo un’esperienza sensoriale inedita

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