In due siamo pari

Mostra personale di Maria Positano a cura di Edoardo De Cobelli

In due siamo pari richiama l’idea di dualità e la ricerca di un’armonia in equilibrio tra due polarità. Il punto di incontro tra queste polarità è una costante negoziazione, una riconfigurazione di corpi, moduli e organismi che compone un ecosistema di elementi scultorei disseminati nella galleria. 

L’ecosistema è corpo, pelle e armatura; è una rete di organi e organismi; è un flusso di energie vitali; è uno spazio ibrido, relazionale e vulnerabile. Camminando per la galleria, si rivelano le regole e i principi che definiscono i movimenti e le forme di questa rete di relazioni: l’idea di resilienza e stabilità nella replicazione - che garantisce continuità delle specie e ridondanza funzionale; e il principio di modularità, che organizza gli ecosistemi in unità semi-autonome capaci di compensare perdite o variazioni, come avviene anche negli organismi, dove gli elementi funzionano come unità interconnesse, assicurando resistenza, adattabilità e interconnessione.

Le modularità contengono la finitezza dei corpi e scandiscono i ritmi visuali delle sculture. Nell’osservare questa scansione quasi geometrica, si individuano i principi di opposizione e armonizzazione, divisione e ricomposizione dell’organicità sistemica. 

I rapporti tra gli elementi interdipendenti ruotano, nella ricerca di Maria Positano, attorno alla riflessione sul concetto di corpo inteso come organismo individuale, che scambia energia con l’ambiente, e come organismo collettivo, dalla sua capacità di entrare in relazione con lo spazio. In questo punto di contatto emerge l’analogia con l’armatura. Ricorrente nella pratica dell’artista, intesa non solo come protezione passiva, l’armatura è un sistema che protegge ma assume anche funzione di mediazione con il contesto, comunicando e adattandosi. 

La solidità della corazza lascia talvolta trasparire maggiore vulnerabilità, prendendo le spoglie di una seconda pelle permeabile. A seconda delle opere, i materiali (velluti, tessuti e texture di cartapesta) diventano capaci di filtrare, percepire e amplificare sensazioni, non più come barriera, ma come interfaccia viva e adattiva che connette il corpo al mondo circostante. La cassa toracica, il coccige, la spina dorsale, talvolta riconoscibili, lasciano spazio alla dimensione sensibile del corpo, forma emotiva che intreccia memoria, identità e genere a contatto con l’altro

 

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