"Azzurre trasparenze mediterranee"

La mostra antologica di Nino Salemme è il racconto della comunione fra l’arte e il mare, la storia di un designer e di un nuovo linguaggio globale. Al vernissage l’editore avv. Gianni de Lellis e l’Artista presentano il catalogo edito da Iperuranio.

È Casa Steiner che, ospita per Rome Art Week 2025, una rara antologica dell’artista e designer napoletano Nino Salemme. L’architettura solida e avvolgente, le volte a botte ribassate che sembrano abbracciare e proteggere i visitatori, il candore di ogni parete che legge in chiave contemporanea i fasti di un’tempo ormai passato, ben si prestano ad assaporare l’unicità e di questo linguaggio visivo fatto di onde, di orizzonti e trasparenze lontane.

Nino Salemme, che nella vita professionale sviluppa strategie di marketing per internazionalizzare le PMI posizionando il made in Italy a livello globale, ci svela con forme e colori il legame profondo fra l’uomo e il mare. Un vincolo di appartenenza antico quanto la vita stessa, sopito nella modernità metropolitana ma capace d’essere risvegliato appagando - attraverso linee e campiture simboliche - la nostra sete di libertà e abbandono, di immensità e silenzio.

“Abbiamo riunito in unico spazio - spiega Valeria Ruosi, coordinatrice dell’evento - opere di Nino Salemme da collezioni private che segnano i punti d’arrivo di un’inesauribile voglia di raccontare il nostro meraviglioso Mediterraneo. L’arte di Nino Salemme va oltre la narrazione, è la ricerca del marchio perfetto, sono opere concettuali incisive che rimangono scolpite nella memoria concentrando in sé emozioni universali, in cui l’autore distilla e sublima il proprio vissuto fatto di continui viaggi e di un costante ritorno alla purezza senza tempo del suo Golfo di Napoli, perla del Tirreno e rifugio della propria anima”.

Nino Salemme è riuscito a ricondurre l’esperienza novecentesca dell’astrattismo e dell’informale nell’alveo rigoroso di un linguaggio che è al contempo libero ma preciso. Ogni opera diventa un capitolo a sé dove ritrovare alcune delle emozioni che accompagnano la vita di chiunque si immerga, nuoti o comunque entri in contatto fisico con l’universo marino. L’Artista svela un proprio giardino segreto, con empatica naturalezza ci apre le emozioni e i ricordi di un viaggio collettivo, fatto da generazioni di naviganti, di esploratori, di piccole anime immerse e cullate, affascinate e incuriosite che guardano e sfiorano il gigante d’acqua.

Sono i cieli infiniti, i riflessi del sole sulla piatta superficie nei giorni senza vento, il chiarore lunare e argenteo, il libero guizzare dei pesci, il ricordo della terra lontana, le lenzuola stropicciate di un talamo che ci ha accolto al ritorno, ormai sfiniti. Il colore non è solo pigmento ma intride la materia, le opere di Salemme non cercano la verosimiglianza dell’occhio ma la consonanza emotiva. La luce si cristallizza, lascia tracce fisiche; la fluidità e le colature generano la sensazione dell’elemento liquido, il vetro condensa e restituisce la freschezza impalpabile di uno spruzzo freddo e improvviso portato dal vento.

“Nella mostra - prosegue Valeria Ruosi - si possono ammirare riuniti molti dei lavori storicizzati ma è anche la ghiotta occasione per essere guidati in una rilettura critica dell’intero corpus pittorico. Presenteremo il libro ‘Azzurre trasparenze Mediterranee, L’arte aniconica di Nino Salemme’ pubblicato quest’anno a maggio da Iperuranio edizioni. Un agile testo curato da Massimiliano Reggiani che presenta una selezioni di opere in cui lo sguardo del critico si mescola con i ricordi dell’artista per una lettura a due voci di questa gioiosa, ma a tratti malinconica, estetica personale”.

Nino Salemme ha portato nel panorama dell’arte italiana una suggestione del grande romanticismo continentale in cui la riflessione tra l’individuo e l’infinito - che prende forma attraverso la brutale bellezza della natura selvaggia - svela la fragilità fisica e interiore dell’essere umano. Un’arte che rimane volutamente lontana da una lettura antropocentrica dell’universo e trova il proprio equilibrio nel bilanciamento fra impeto e geometria, tra contorni definiti e tumulto dell’esperienza personale. La proporzione, il rapporto numerico, la linearità della percezione complessiva completano, infatti, l’arte di Nino Salemme con un richiamo alla filosofia classica, all’armonia universale che l’artista - figlio del mare e della Magna Grecia - non poteva evidentemente sottacere.

 

 

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