Open Studio Laura Federici

il mio è un lavoro sul tempo, sulla ripetizione dell’attimosulla creazione di una nuova storia, non è un quadro quello che dipingo è un frame,una scheggia di tempo.

Laura Federici, artista e architetto, vive e lavora a Roma.
Docente allo IED Roma
Ha all’attivo numerose personali fra quali: Serra espositiva dell’Orto Botanico di Roma, Galleria Andrè (Roma 2011; 2012; 2016; 2019, 2002, 2022); Gallerie Brieve (Parigi, 2014); Galleria l’Affiche (Milano 2008; 2011, 2023); Galleria Il Se- gno (Roma, 2007); Galleria Beit Ahmad (Aleppo, Siria, 2003; 2005). Molte le collettive in cui ha esposto, in Italia e all’estero, fra cui FOTOGRAFIA Festival Internazionale di Roma – XV edizione, Roma, il mondo (MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma 2016), Ambasciata Italiana in Vietnam (Casa Italia Hanoi e Fine Arts Museum HCMC, 2018), Istituto Italiano di Cultura di Varsavia (2019), Istituto Italiano di Cultura di Cracovia (2020) Istituto Italiano di Cultura di Belgrado (2022). ARTFEM Women Artists 2 “International Biennial of Macau - “Natura”, Macau (2021).

Ha anche partecipato a progetti d’interventi artistici urbani permanenti dell’Amministrazione Capitolina: Street art in biblioteca (Roma, Biblioteca Renato Nicolini a Corviale, 2014) nell’ambito della “Notte delle biblioteche 2014”; Outside/Inside/Out. Arte in Regina Coeli (Roma, Casa Circondariale “Regina Coeli”, 2016) a seguito di un workshop artistico con i detenuti del carcere giudiziario di Roma.

Nel 2017 ha partecipato alla “I Biennale Karachi Art”.
All’interno della sua produzione di video, tecnica che spesso riveste un ruolo centrale anche nella sua produzione pittorica, si ricordano in particolare le 12 sequenze animate per Un amore di Gianluca Tavarelli (1999), vincitore del N.I.C.E. Film Festival New York.
Attualmente insegna presso IED Roma

Il suo lavoro - grandi tavole a olio, video, interventi pittorici su fotografia - è caratterizzato da linguaggi diversi e incentrato sulle declinazioni di una peculiare modalità operativa che, muovendosi in una zona di confine fra pittura e registrazione meccanica della realtà, dà vita, sull’onda di un incessante moto à rebours nei tempi del proprio vissuto, a una costellazione di opere che dialogano fra loro in un continuo gioco di stratificazioni di memoria e visioni.

Organizzatori

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