VANITY FIRE

La bellezza stereotipata celebrata dalle riviste di moda mostra la sua irrealtà nella provocazione artistica di Fabrizio Intonti, letta dalla semiologa Giulia Rossi.

 

L'epoca della contraffazione digitale è anche, per reazione, l'epoca dell'artificio svelato, della ricerca dell'autenticità imperfetta e dell'attrazione per ciò che è fuori standard. In questo contesto, a quali esigenze rispondono quelle narrazioni che, soprattutto, nel mondo della comunicazione pubblicitaria e di moda, si basano sulla riproposizione di modelli aspirazionali e irreali?

Possono ancora fornire una risposta alla nostra ricerca di identità unita all'esigenza sempre più diffusa di rispecchiarci in ciò che ci viene proposto? Possono dunque raggiungere lo scopo per cui vengono costruite? Questa sono le domande da cui muove questo progetto.

La serie è composta da dettagli fotografici di pagine di riviste di moda in cui immagini stereotipate di bellezza, che da sempre rappresentano simbolicamente la nostra aspirazione all'armonia e al desiderio di fascino e seduzione, si trasformano in volti infuocati o cinerei.

Fotografie di fotografie in cui la bellezza eternizzata nella rappresentazione pubblicitaria prende la forma di una contingenza terrena.

Il bello oggi come valore da ridefinire e rimettere in discussione. 

La visione delle foto di Intonti sarà accompagnata da un commento tecnico dell'autore e una nota critico/semiotica di Giulia Rossi. I temi di discussione saranno dei più vari: La moda è ancora in grado di imporre modelli? Se si, quali?  Bello versus autentico, possono convivere?  Si prenda per esempio l'immagine biscotti “brutti ma buoni”. Il paradosso dell’anomalia che diventa trend e ne viene cannibalizzata. 

 

 

GIULIA ROSSI: giornalista e docente di Comunicazione e Semiotica della Moda

 

Dal 2013 insegna comunicazione e semiotica della moda. Attualmente tiene corsi all’Università La Sapienza di Roma, all’Istituto Europeo di Design nelle sedi di Roma e Firenze e alle Università John Cabot e Richmond. Precedentemente ha condotto lezioni all’Università degli Studi di Bologna, all’Istituto Marangoni di Milano, allo IAAD di Bologna, alla LUISS Business School di Roma e al Polimoda a Firenze.

Ha pubblicato i volumi Denim, una storia di cotone e di arte (Fashion Illustrated, 2010), Ricette per la vita in società (Pendragon, 2013), Fashion blogger, new dandy? Comunicare la moda online (Pendragon, 2015) e Digital Fashion Media. Come è cambiato il modo di comunicare la moda (Nuova Cultura, 2018).l

La sua ultima pubblicazione è il dizionario semiotico "M come moda" in cui tratta del tema in relazione all’arte al cinema alla letteratura e alla musica. Sarà in questa occasione possibile il firmacopie.

 

 FABRIZIO INTONTI, è un riconosciuto artista della fotografia. 

Dopo essersi laureato in Filosofia si Intonti si è  dedicato al lavoro di autore e alle arti visive concentrandosi per un breve periodo sulla pittura, poi sulla fotografia analogica e soprattutto digitale.Ha lavorato molto con la fotografia di ritratto, con una varietà di soggetti e poi anche generi, dall’architettura alla street photography al paesaggio.

Ha realizzato una serie di progetti che dimostrano un approccio diversificato al mezzo fotografico, dall’esplorazione in bianco e nero in pellicola alla contaminazione con il digitale, sempre con l’intento di mettere in luce gli aspetti straordinari che si possono trovare nell’ordinario.

Alcuni dei suoi lavori fotografici, per i quali ha ottenuto noti riconoscimenti internazionali (International Photo Awards, Prix de la Photographie de Paris) hanno un approccio multidisciplinare, in altri (“Netaphors”, 2012)  si è confrontato con il mondo degli algoritmi e delle immagini presenti nel web prima della nascita dell’intelligenza artificiale.

Ha pubblicato i suoi lavori con alcune riviste (Sette del Corriere della Sera, Il reportage, “IL” del Sole24ore) e case editrici (Mondadori, Imprimatur, Darkos) per la realizzazione di copertine di libri.

 

 

 

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