Open Studio Lucia Sforza

Il libro come luogo e come spazio “abitabile”. Un progetto, dal titolo ABITARE: le case ad arte. Un percorso esperienziale che mette in relazione la casa museo alla casa famiglia. Un lavoro finale con la realizzazione di un libro fatto ad arte

ABITARE: le case ad arte

Dalla casa museo alla casa famiglia 

Il progetto, dal titolo Abitare: le case ad arte, prevede un percorso esperienziale che mette in relazione la casa museo alla casa famiglia.

Si tratta di un progetto inclusivo e relazionale in cui l’arte è l’elemento che consente di esplorare la casa, come luogo della quotidianità e dell’affettività.

Questa attività nasce dalla collaborazione tra la Fondazione  Protettorato di San Giuseppe, grazie alla partecipazioni di operatori e volontari, tra cui la critica dell’arte Licia Sdruscia, e la  Casa Museo Andersen di Roma diretta dalla dott.ssa Maria Giuseppina Di Monte, con la partecipazione dell’artista Lucia Sforza e di Simonetta Baroni, docente del corso-laboratorio di Didattica Museale Inclusiva del Dipartimento di Studi Letterari, Filosofici e di Storia dell’Arte dell’Università degli Studi di Roma “ Tor Vergata”.

La casa museo dell’artista danese Hendrik Christian Andersen e la casa con lo studio dello scultore Pietro Canonica, collocata nel suggestivo fortino edificato nella cornice di Villa Borghese, sono state trasformate in spazi espositivi dove poter ammirare le opere, di cui alcuni soggetti diventeranno lo spunto per l’attività laboratoriale.

Per completare questo percorso si prevede la visita all’appartamento di Giacomo Balla (visita ancora da concordare con la Fondazione) in via Oslavia, concepito dall’artista come un’unica opera d’arte, in cui ogni ambiente e arredo nasce da un suo originale progetto artistico: un’occasione per vedere come l’arte possa trasformare gli spazi della quotidianità e rendere possibile un nuovo modo di viverli.

Il progetto prevede il coinvolgimento di un gruppo, formato da 8 ragazzi e bambini dai 4 ai 16 anni, che vive nella casa famiglia Pollicino, che fa parte della struttura residenziale del Protettorato di San Giuseppe di Roma, accompagnati in questa “avventura” dagli educatori, operatori e volontari.

La casa famiglia diventa lo spazio dove si svolgono alcune attività laboratoriali, condotte da Lucia Sforza che prendono spunto dalle visite alle case museo. Questa esperienza si completa nello studio dell’artista dove i bambini e i ragazzi hanno l’opportunità d sperimentare diverse tecniche calcografiche lavorando insieme.

Il lavoro finale prevede la realizzazione di un libro fatto ad arte in cui si affrontano i seguenti aspetti: il libro come luogo, introdotto da una riflessione sulla struttura del libro, analizzato nelle sue parti, per arrivare alla sua trasformazione in uno spazio abitabile; arredare il libro, con immagini, create dai bambini e ragazzi utilizzando diverse tecniche, per decorare lo spazio del libro-casa; infine abitare il libro in cui si raccolgono i lavori collettivi dei partecipanti per realizzare la forma compiuta di un libro.

Questo progetto si conclude con un momento di convivialità: una cena nella casa famiglia organizzata dai bambini e dai ragazzi, accompagnata da un loro invito esteso ai partecipanti alle diverse attività.

Per affrontare un’analisi di questa esperienza dal punto di vista artistico e relazionale il 6 dicembre verrà organizzato un incontro seminariale all’Università di Tor Vergata nell’ambito del Master di II livello in “Nuove tecnologie per la comunicazione, il cultural management e la didattica della storia dell’arte: per una fruizione immersiva e multisensoriale dei Beni Culturali” , coordinato dal prof. Carmelo Occhipinti,  aperto anche agli studenti degli altri corsi, organizzato e  coordinato da Simonetta Baroni e Federica Bertini, per approfondire alcuni temi: le caratteristiche gestionali e legati della Casa Museo; la funzione delle case famiglia; l’arte come strumento di  ricostruzione e riconquista identitaria e sociale.

 

CASA FAMIGLIA POLLICINO- PROTETTORATO SAN GIUSEPPE di ROMA

La casa famiglia gestita dal protettorato di San Giuseppe a Roma è una struttura residenziale che accoglie ragazzi di diverse età.

Situata nell’edificio che è sede del Protettorato in Via Nomentana, essa rappresenta la parte centrale delle molteplici attività di recupero sociale da esso svolte.

Malgrado nella Casa vivano ragazzi, tutti minorenni, essa non rappresenta per loro solo una sistemazione abitativa nella quale possano essere protetti, ma lo sforzo di tutti coloro che vi operano mira a creare al suo interno una nuova situazione relazionale. La “casa famiglia” accoglie infatti i suoi ospiti in un gruppo numerico ridotto, per dar modo agli educatori di poter intervenire con la modalità di “figure genitoriali” di riferimento relativamente a tutto ciò che riguarda l’educazione e l’organizzazione della vita di ogni giorno dei ragazzi: dalla scuola allo sport, dal vestire al mangiare, dallo svago alle regole di comportamento. Cercando di avvicinare, così, il funzionamento della struttura a quello di una famiglia, sia per quanto riguarda le dinamiche comportamentali che la dimensione emotiva.

Al complesso lavoro degli educatori si affianca quello dei “volontari” che cercano di coadiuvarli ponendosi come figure intermedie di collegamento tra la realtà interna della casa e quella del mondo esterno, sia a livello del territorio urbano circostante che a quello più vasto della città

Di importanza fondamentale a questo riguardo sono tutte le varie attività ludiche e formative proposte, mediante le quali i ragazzi possono rientrare in un contatto positivo con la realtà

Ogni progetto culturale o ricreativo deve infatti cercare di fornire ai ragazzi l’opportunità di edificare un ponte tra il proprio passato individuale e un presente diverso da un punto di vista esistenziale, per ricostruire la propria integrità di persona collegando in modo consapevole il prima e il poi della loro vita.

Perché l’obiettivo comune degli educatori, dei volontari, e di tutti gli operatori della casa famiglia del Protettorato di San Giuseppe rimane quello di dare ai suoi assistiti la possibilità di rendersi autonomi dalla sua protezione, per diventare, alla fine, responsabili cittadini di un mondo nel quale ognuno di loro possa riconoscere un proprio ruolo positivo. 

Per questi motivi il progetto Abitare prende le mosse dal coinvolgimento di un gruppo di ragazzi in un’attività storico artistica e laboratoriale, coadiuvati dalla partecipazione di educatori e volontari.

 

Organizzatori

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