per-Corsi di-Versi, silloge di poesia ed arte visiva

“per-Corsi di-Versi” vuole spalancare la finestra, dare il suo contributo, attraverso la lente del “terzo occhio” di poeti ed artisti visivi, per guardare, attraverso e avanti, senza la paura di perdere le sicurezze derivanti dal nostro passato.

“L’uomo abita l’ombra delle parole, la giostra dell’ombra delle parole. Un “animale metafisico” lo ha definito Albert Caraco: un ente che dà luce al mondo attraverso le parole. Tra la parola e la luce cade l’ombra che le permette di splendere.”

Come le ombre, in natura, in pittura e nelle parole che le accompagnano, “per-Corsi di-Versi” vuole spalancare la finestra, dare il suo contributo, attraverso la lente del “terzo occhio” di poeti ed artisti visivi, per guardare, attraverso e avanti, senza la paura di perdere le sicurezze derivanti dal nostro passato, vissuto troppo spesso in chiave nostalgica, anziché come opportunità di conoscenza per comprendere il nostro tempo ed i suoi molteplici, nuovi percorsi. Evidenziando l’aspetto comunitario dell’accordo tra i parlanti, già dal suo esordio nel 2010, condiviso nella silloge Appendere ad Arte.

Lungi dall’essere fuga dal mondo, la poesia e le arti tutte possono rivelarsi uno spazio di riformulazione del mondo, dove immaginare e suggerire nuove pratiche del vivere e dell’abitare, proponendosi di illustrare un paradigma naturale in grado di opporre “ali“ ai tecnicismi del nostro tempo, con la possibilità di mantenere un rapporto simbiotico e spirituale nel corso della nostra vita terrena.

L’indagine critica delle parole e dei colori, funzionali all’elaborazione in opere, danno vita ad un discorso ampiamente socio-filosofico attorno ai concetti di meridianità, di marginalità geo-culturale e di resistenza, delle quali i poeti ed artisti, con la potentissima fiochezza della loro luce, si fanno vivo e prezioso simbolo.

Abbassati tutti i “veli”, alla scoperta di luci e ombre, senza stabilirne confini, lasciamo l’osservatore attento con un ricordo di Franco Cassano: «Il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano» (da Il pensiero meridiano)

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