Emiliano Zucchini nasce a Frascati nel 1982, vive a Roma.
La sua ricerca artistica spazia tra la pittura, la fotografia, l’arte digitale e la video-arte.
Negli ultimi anni la sua ricerca affronta il tema della comunicazione e della costruzione dell’immagine attraverso un’analisi degli stessi “mezzi” della comunicazione, partendo dallo studio del “medium” analogico (antenna televisiva) fino ad approdare al “medium” digitale più comune e attuale (computer grafica, web, realtà virtuale, file, etc...). Sulla superficie dei suoi lavori è impresso il pattern che nella computer grafica e nel web rappresenta il vuoto. Un “gergo digitale” che diventa base per una pittura segnica reale, metafora di vuoto o ingombro di una virtualità che nel quotidiano avanza in modo sempre più invasivo. Il pattern bianco e grigio del vuoto informatico diviene materia creativa.
Espone sia in Italia che all’estero con mostre personali e collettive. Le sue opere sono presenti in collezioni private e museali.
Tra le mostre si segnalano: Introspective, Palazzo della Gran Guardia di Verona; Osservare il pensiero riflesso, Mole Vanvitelliana di Ancona; BAU A3D, Castello Sforzesco di Milano; Vitamine, MART di Rovereto; BAU Leo ex machina, GAMC di Viareggio; FILE Electronic Lainguage International Festival di San Paolo in Brasile; Videozoom, Biz-Art Center di Shanagii in Cina; Festival Internacional de Cine y Video Experimental, Bilbao, Spagna; Void Cabin, Spazio “Una vetrina”, Roma; CODEC Video Art Festival, Città del Messico; Under the Subway Video Art Night, Index Art Center di New York; Centro per l’arte contemporanea Luigi Di Sarro, Roma; Palazzo del Duca di Senigallia; Videozoom, Crane Art Center di Philadelpia/Sala Uno di Roma; ArteZoom, Galleria d’arte moderna e contemporanea di San Marino; Centro per l’Arte contemporanea Open Space, Catanzaro; Studio Paolo Barozzi, Milano; Galleria Liba, Pontedera; Museo del ‘900, Firenze; Filmideo, Annex Space di New York; Kalejdoskope Video Festival, Herbert Art Gallery & Museum di Coventry, West Midlands (UK).
Il suo lavoro nel campo video e installativo appare teso sul limite tra l’intimità e la quotidianità del gesto soggettivo e la distanza che la tecnologia usata riesce ad esercitare dal piano della realtà. (…)Emiliano Zucchini si sofferma sul corto circuito tautologico innescato tra il mezzo, l’immagine e il contenuto.
Gianluca Ranzi
(...) Ed è dunque all’informatica, al suo linguaggio e alla sua rappresentabilità che fa affidamento Zucchini. Estrania quell’elemento linguistico dal suo contesto e lo utilizza nel mondo della rappresentazione artistica. Una superficie ricoperta dalla “scacchiera”, vuol dire che assente è proprio la superficie.
Un’intuizione linguistica che stravolge la certezza del reale.
Diego A. Collovini
Nelle installazioni di Zucchini il simbolo utilizzato è quello del nulla informatico, il pattern bianco e grigio, il vuoto che diventa materia creativa. La forma installativa con più elementi, invita lo spettatore alla partecipazione cinetica e sensoriale, a osservare da diversi punti di vista una ‘visione invisibile’: oggetti presenti e concreti, ma graficamente segnalati come assenze, o vuoto.
È in questo scarto paradossale che si generano il significato dell’opera e i suoi rimandi concettuali: l’incertezza del reale e la sua sostituzione con un modello virtuale.
Alessandra Alliata Nobili
Nel veloce attraversamento analitico delle opere dell’artista Emiliano Zucchini, a individuarne la trama interpretativa, colpisce quel sottile gioco di richiami evocativi e simbolici in cui è possibile leggere l’anima più recondita della modernità.
Teodolinda Coltellaro
Zucchini, dotato della rara capacità di trasformare l’ordinario in straordinario, dona dignità poetica ad un oggetto che spesso, obiettivamente, a causa di una proliferazione incontrollata, è condannato come anti-estetico. E riesce a farcelo apprezzare come il terminale nervoso di una società che dalla televisione riceve illusioni e surrogati di sogni e di speranze “scesi dal cielo”.
Gabriele Simongini
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