Lo spazio sacro

E' sacro ciò che attiene all'ordine dei mondi

Variazioni sulla Pala di Brera - polimaterico su tavola, oggetti vari -  150 x 100 cm - di Mario Formica

Variazioni sulla Pala di Brera - polimaterico su tavola, oggetti vari - 150 x 100 cm - di Mario Formica


La natura in questo tempo si riposa per prepararsi a vivere un nuovo ciclo e anche per noi sarebbe fisicamente opportuna una pausa, approfittando delle vacanze natalizie possiamo goderci finalmente Roma avvolta in un’atmosfera mistica e riflessiva che invita ad un viaggio alla ricerca del significato di sacro.

L’idea fondante della mostra che sarà inaugurata il 16 dicembre e sarà visitabile fino al 16 gennaio, risente delle parole dell'antropologo Claude Lévi-Strauss che dà questa definizione del sacro: "E' sacro ciò che attiene all'ordine dei mondi, ciò che garantisce questo ordine. Ma il sacro concerne anche l'uomo e non solo il cosmo fisico. Il sacro è in tal senso un valore una produzione culturale".

Un invito al viaggio alla ricerca del significato di sacro a partire dalla qualità quotidiana dell’esistenza, per dialogare con quanto di straordinario troviamo nella realtà che ci circonda e in ognuno di noi. L’uomo utilizza per dare senso e valore all’esistenza un insieme di pratiche e convinzioni che garantiscono un ordine. Il sacro è dunque: l'ordine del mondo e l'ordine dell'uomo, ma anche ciò che difende dall'angoscia del nulla e perpetua un ordine antico e inviolabile.

Il concetto di sacro non rimane assoluto, ma varia. Ogni civiltà ha la sua idea di sacro, le sue cose sacre, è quindi un prodotto culturale, perché in realtà esistono tanti sacri quante sono le culture.

Quando parliamo di sacro evochiamo sempre l'idea della straordinarietà, di ciò che è oltre il quotidiano, ciò che è oltre il normale. Lo spazio sacro è lo spazio dove non si può andare normalmente. Il tempo sacro è un tempo fuori dell'ordine normale. Pensiamo che il concetto di sacro sia sempre legato all'idea di ricerca interiore, perché c'è una dimensione che rientra verso una ricerca all'interno di sé stessi. E questa è la via mistica al sacro.

Quindi sono due le idee di sacro: una fatta di valori collettivi, che appunto fanno sì che una civiltà abbia certi pilastri sui quali essere edificata, e l'altra dimensione che è mistica, rivolta verso valori individuali che in qualche misura staccano l'individuo dalla collettività. Il mistico non tende tanto al colloquio uomo-uomo, ma tende soprattutto al colloquio uomo e mondo, mondo sovrumano. Il mistico non riconosce valore al mondo, proprio perché nel mondo vede orrori e allora si stacca alla ricerca di una salvezza dal mondo.

Ma qual è la dimensione collettiva del sacro? Sappiano che non è possibile vivere culturalmente senza avere dei valori, socialmente condivisi, che danno senso all'esistere. L'esistere di per sé non ha senso, ma acquista senso in rapporto ai valori che gli vengono conferiti. Questi valori durano nel tempo e costituiscono un linguaggio valido per tutti quando sono fissati in miti, in riti, in simboli di carattere religioso. Tutti notano che nella sacralità occidentale c'è molto meno contatto con la natura. Quindi forse questo distacco natura-cultura non presente nella nostra cultura è invece presente in altri paesi è qualcosa di molto antico. In natura non esistono valori. Come abbiamo già detto siamo noi che li stabiliamo e li facciamo diventare sacri, cioè li poniamo al riparo da ogni possibilità di cambiamento, perché senza quei valori l'ordine culturale non ha senso. Questo potrebbe essere anche per noi uno stimolo per ripensare al modo in cui abbiamo stabilito il rapporto con il nostro ambiente, che è un rapporto basato su regole certamente da cambiare. Ecco le regole, che disciplinano il rapporto dell'uomo occidentale con l'ambiente, non sono sacre, nel senso che sono da cambiare. Basterebbe far diventare la natura un valore, per portarla sul piano della cultura.

a cura di Cristina Madini