BLAC ILID

Fondazione smART presenta BLAC ILID di Andrea Kvas a cura di Davide Ferri

Senza Titolo (BLAC ILID),dettaglio, 2020, tecnica mista su cotone grezzo,180x180x2,5 cm

Senza Titolo (BLAC ILID),dettaglio, 2020, tecnica mista su cotone grezzo,180x180x2,5 cm


Fondazione smART – polo per l’arte presenta per tutto il periodo del RAW il nuovo progetto espositivo BLAC ILID, la prima personale a Roma dell’artista Andrea Kvas a cura di Davide Ferri

La pittura torna ad essere il linguaggio espressivo che popolerà gli spazi della Fondazione, ma l’approccio di Andrea Kvas è diverso rispetto ad altri artisti, come Federico Pietrella, Gabriele Picco e Valerio Nicolai, ospitati dalla Fondazione con proprie personali in anni passati.

BLAC ILID, espressione arbitraria e incomprensibile scritta con le lettere di un font disegnato dall’artista che ricorre in molti dei suoi dipinti recenti, è anche titolo della sua personale presso smART.

 

La mostra include un ciclo di lavori apparentemente irriducibili ad un unico autore, ma realizzati attraverso una processualità che caratterizza il lavoro dell’artista fin dagli esordi, e approda nel vasto territorio dell’astrazione – un’astrazione imprevedibile e involontaria, agile - ed esclusivamente dipinti su tela: un aspetto significativo, perché di rado l’artista utilizza la tela come unico supporto per un intero ciclo di lavori.

 

Kvas è incline infatti a una pratica della pittura che implica un abbandono spensierato, a tratti sovraeccitato, alla matericità della pittura e del suo spazio: nel tempo ha dato vita a opere in cui la pittura si coniuga con la dimensione materiale dei diversi supporti – tavole di metallo, tavole e  listelli di legno dipinti su tutti i lati, tele non intelaiate che possono arrotolarsi, piegarsi o distendersi, distribuendosi nello spazio in modo libero e instabile  - collocandosi in una zona interstiziale tra pittura e scultura, e interrogando l’osservatore sui limiti e le convenzioni della pittura, sull’idea di quadro, sulle potenzialità del quadro come oggetto.

 

Le opere in mostra alla Fondazione nascono all’insegna di un’altra forma di “variabilità” processuale: come sempre accade nella pratica di Kvas le tele sono dipinte in orizzontale, ma, una volta ultimate, vengono intelaiate e riportate su un piano verticale come se l’inquadratura finale dell’immagine, il suo contenimento nei limiti del telaio, la definizione dei suoi margini e della sua dimensione, riconfigurasse a posteriori tutto il processo.

 

L’artista lavora su più tele contemporaneamente, utilizzando e sperimentando una gamma di gesti, toni e impasti (idropittura, smalti, resine, polveri, colori acrilici, gommalacca, lattice) che, in ogni singola immagine, possono dar vita a effetti imprevedibili o stabilire legami impensati tra immagini diverse. Questa gamma di approcci e composti chimici diversi dà origine a superfici movimentate, discontinue, con gocciolature incontrollate, campiture che affermano o cancellano, aree di colore ampie e definite che collassano l’una nell’altra, zone più brumose, opache e materiche, o di velature sottili la cui trasparenza mette in evidenza gli strati sottostanti, rilanciandoli energeticamente, in una continua inversione tra piani dell’immagine a cui corrisponde una temporalità processuale indefinita e instabile.

 

L’approdo alla verticalità e a una compostezza verticale possono dar luogo a impensati rapporti interni all’immagine, o velati rimandi alla figura e al paesaggio. La trasparenza di molti dipinti, ad esempio, assieme all’uso insistito di toni verdi e azzurri in diversi lavori, rinvia al paesaggio, un paesaggio acquatico, di forme liquide e in costante movimento e trasformazione.

 

Al fine di garantire il rispetto delle misure di sicurezza legate all’emergenza sanitaria l’Ingresso alla mostra sarà possibile su prenotazione scrivendo all’indirizzo e-mail esposizioni@fondazionesmart.org.

 

 

Andrea Kvas (Trieste, 1986). Vive e lavora a Milano.

Il lavoro di Andrea Kvas fonde un approccio giocoso e istintivo alla pittura con un’analisi e riconsiderazione dei codici che contraddistinguono questa disciplina. La sua ricerca pittorica richiede diversi schemi di fruizione che l’hanno portato a trovare diverse intersezioni con pratiche scultoree, relazionali e curatoriali.    

Mostre personali selezionate: Coppiette, Gelateria Sogni di Ghiaccio, Bologna, 2020; Staring Contest, Ermes-Ermes, Vienna, 2015; Boy with bucket, Chert, Berlino, 2013; Campo, Museo Marino Marini, Firenze, 2012.

Mostre collettive selezionate: #80#90, Villa Medici, Roma, 2019; SUperHost, Like a little disaster + PaneProject, Polignano, 2019; Supervulcanos, Tarsia, Napoli, 2019; That's IT!,  MAMbo, Bologna, 2018.

Progetti speciali: Project Room #3, Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck, Milano, 2019; Lo spavento della terra, Clima Gallery, Milano, 2018; Picchio Verde e Dopapine, Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, 2014; Laboratorio, MACRO, Roma, 2011, Laboratorio, Brown Project Space, 2010.