Giuseppe Gabellone

Mostra personale


La Fondazione Memmo presenta la prima mostra personale a Roma di Giuseppe Gabellone, a cura di Francesco Stocchi, confermando la propria volontà di promuovere l’arte contemporanea attraverso produzioni site-specific e opere inedite. 

Caratterizzata da un forte rigore formale e da un approccio critico nei confronti dei medium classici, dalla fotografia alla scultura, la ricerca di Gabellone è sensibile alla fruizione dello spazio espositivo e ai suoi diversi aspetti sensoriali. Il pensiero dell’artista s’inserisce nella tradizione dei grandi innovatori della scultura quali Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Arturo Martini: nell’estremizzare i rapporti dinamici tra luce e ombra, pieno e vuoto, l’artista amplia ad altre pratiche l’idea del fare scultoreo. Gabellone affronta problematiche considerate fondamentali, ancora di più ora dove l’esperienza mediata illude di poter sostituire quella diretta. 
La mostra Giuseppe Gabellone si caratterizza per una forte sensibilità al contesto, in stretto dialogo con le condizioni date, un progetto organico fatto di interventi successivi, percepibili però come un unicum. Ogni opera sembra contenere la precedente, e ogni nuova serie pone i quesiti per la successiva, evolvendo nel tempo di una mostra. L’esperienza espositiva è percepita come momento generatore più che fine ultimo della ricerca; rimandi e anticipazioni di mostre passate e future diventano così elemento chiave per leggere nella sua interezza la poetica dell’artista, cogliendo la coerenza della sua produzione.

Di forte impatto visivo, gli interventi di Gabellone pensati per gli spazi della Fondazione Memmo irrompono nella tradizionale separazione tra naturale e artificiale, tra spazio interno ed esterno. Una sintesi tra opposti dove le opere non sembrano dipendere dal luogo, bensì rispondere a esso, sottolineando gli aspetti effimeri della mostra, come il fragile equilibrio tra ombra e luce o come la sua durata e le conseguenze che essa ha sulla trasformazione della materia. 

Il visitatore, inizialmente disorientato, si trova al centro di uno spazio asciutto, illuminato in maniera minimale. Un contenitore modellato “per forza di levare” e divenuto contenuto, dove il vuoto intensifica il rapporto tra opera, spazio e presenza del visitatore.

Ciascuno dei lavori esposti, realizzati attraverso l'impiego di tecniche e media differenti, racconta della progressiva decostruzione di forma e funzione del linguaggio artistico, esprimendo la necessità dell’esperienza sensoriale come veicolo per quella intellettuale.