Esiste un gioco perverso affine alla paura, volutamente inteso come limite umano.
La trasfigurazione è l’opposto della mascherata, mettendo una maschera simulo l’altro ma non lo sono, decido di diventare quell’altro, non l’altro, per essere chi siamo dobbiamo rinnegarci continuamente .
In questo progetto di fotografia performativa è visibile uno stretto legame con le tematiche sociali contemporanee e con lo spettatore , al quale ci si rivolge utilizzando un codice comunicativo estremamente fisico e fruibile.
Fear delinea un’irriverente indagine sugli archetipi della fragilità umana connessa con la superficialità delle odierne relazioni interpersonali, una violenza nascosta dietro un ingannevole velo di perbenismo.
Non esistono regole o disciplina in un mondo in cui siamo tutti vittime designate e consapevoli dell’altro, e al tempo stesso pronti a nostra volta ad avventarci sul prossimo, a offendere , oltraggiare senza motivo, pedine di quel gioco perverso in cui non ci saranno trionfatori , ma soltanto miserabili vinti