Limitless

Tripla personale di Barbara Salvucci, Rocco Dubbini e Franco Losvizzero

CS                                                                   

‘Limitless’ preview

Opening Mostra

Giovedì 8 Giugno 2017 

c'è stato l'opening alla

Hybris Art Gallery

Via della Lungaretta 164, Roma  

aperta tutti i giorni dalle 10 alle 02 di notte

    

Opere di Barbara Salvucci, Rocco Dubbini e Franco Losvizzero

Testi di Ludovica Palmieri    

CS di Francesca Rebis Basso                 

 

“Non c’è limite alla forma che diventa concetto, al concetto che diventa oggetto, al soggetto che diventa contenuto manipolato da artisti che arrivano al limite del problema da porre per una soluzione folle”

 

Hybris Art Gallery presenta Limitless

Il confine tra arte contemporanea e design è labile. Ogni artista nel suo percorso di ricerca ha superato il limite, sfociando ora nell’oggetto utile ora nel concetto astratto. Limtless è il progetto di ricerca che Barbara Salvucci, Franco Losvizzero e Rocco Dubbini hanno intrapreso già da un anno e che in questa preview segna una tappa, la prima, di un percorso di approfondimento che in futuro vedrà il coinvolgimento di altri artisti già al lavoro su questo tema e ancora di tematiche in fase di esplorazione.

 

L’attenzione della mostra si focalizza questa volta sul valore intrinsecamente materico degli oggetti esposti. Si tratta di oggetti esteticamente difficili da non notare: luminosi, brillanti, colorati, anche pesanti, che inducono ad essere toccati, ancora prima dell’analisi intrinseca del concetto. Il valore dell’oggetto, in campo artistico può avere un’ampia rosa di possibilità: si può trattare di oggetti utili, di oggetti belli; oppure di cose profondamente simboliche che sfociano nel valore del feticcio. Questa parola non deve lasciar pensare ad una deviazione di qualche genere, ma solo ad una forza interna di qualche tipo che siamo noi a dare alle cose. Come gli smartphone che oggi sono feticcio del nostro irrefrenabile bisogno di efficienza, velocità e di un uso conpulsivo. In quest’ottica è inevitabile che oggi un feticcio sia anche un oggetto di design.

 

In questa esposizione il valore dell’oggetto -oggetto/simbolo- si trova nei diversi concetti e nelle diverse esigenze che i tre artisti hanno deciso di analizzare attraverso i flussi di tre memorie differenti 

Franco Losvizzero, al quale l’attributo di feticcio si lega in maniera particolare, poiché ad esso è legato gran parte del suo lavoro, presenta un tipo di memoria ancestrale incastonata in una scultura di vetro, modellata per sembrare viso, maschera, animale, spauracchio, personaggio di un sogno composto proprio da quegli elementi di memoria non singola ma collettiva, seguendo la riga degli archetipi junghiani.

 

Barbara Salvucci espone alcune opere della serie “Gioielli di Famiglia”, il cui nome già evoca l’importanza del tipo di memoria che presenta, quella personale e familiare. I suoi gioielli in plexiglass recano al loro interno degli elementi presi dalla sua storia affettiva, in odor di citazione con l’episodio della madre dei Gracchi. L’arte del ricordo, del simbolico e anche del rappresentare la parte più intima del suo essere artista e donna, si cela segretamente all’interno dei geta (sandali) da geisha.

 

Le opere di Rocco Dubbini si compongono anch’esse di ricordi personali e familiari ma con una vocazione al tema della forza, della lotta, della difesa, dell’unità e dei comportamenti che derivano da essi. Dalla nostalgia di un ricordo giovanile incluso nella scultura in bronzo che ricalca un guantone da boxe ricevuto dal padre, al senso di coesione dei suoi elmi tenuti insieme e usati per rappresentare dei mappamondi. Suo anche il trittico che raffigura la trasformazione di un viso da uno stato non solo fisiognomico ma anche culturale, anagrafico e sanitario. 

Flussi di memoria, di coscienza e di contenuti lasciati liberi di vagare per lo spazio senza alcun limite, per fermarsi solo ad incastonarsi in oggetti simbolo che li rendono reali e percepibili, assimilabili dalla coscienza e per comunicare fra loro e con il pubblico. Per poi ripartire.

 

Hybris Art Gallery vuole essere una nuova concept gallery dove le sensazioni divengono condivisibili e l’incontro tra culture ed esseri umani auspicabile, dove si contrappone il bianco gelido della “galleria” con il vibrante e avvolgente lavoro dello scenografo Giacomo Gonnella con i fumi visionari della creazione “alterata”. Un progetto che mette un ponte tra il ‘Moma Hotel - Museo Abitabile’ e ‘Hybris Art Gallery’. Ogni primo giovedì del mese un evento, ogni due mesi una nuova inaugurazione.  

 

Ufficio stampa 

Francesco Caruso Litrico

fralit@alice.it

 

Organizzatori

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