Logos, o il filo del discorso.
Quando cominciai a lavorare a questo progetto, nel 2017, l’intimo e ineffabile elemento contenuto nel gesto del cucire la pagina stampata (quello che Isabella Ducrot, riferendosi ai suoi tessuti, definì “soffio” o spirito) ancora mi sfuggiva. Avevo ricevuto in regalo un libro del Settecento e un giorno, titubante, iniziai a interrompere quelle lettere antiche attraverso il ritmo dell’ago. Un ricamo sulla pagina che richiama l’arte giapponese dello sashiko e che, nel suo alternarsi regolare di spazio e filo, fa emergere una diversa sequenza delle lettere, un logos, o filo del discorso, atto a ricomporre (porre in forma diversa) il proprio spazio interiore, a ricostruire il linguaggio, ma anche a tenere insieme. Quel gesto non si è più interrotto. In seguito di libri antichi me ne furono regalati altri, ciascuno con la sua diversa consistenza della carta, ciascuno con il suo odore, il suo formato e la sua storia peculiare. Le pagine cucite hanno formato un “corpus”, un’opera in divenire che man mano si è arricchita di significato. Un’opera delle mani come della psiche.
In collaborazione con Roberto Rotoni, interior designer.