Ilaria Occhigrossi
Realtà a SoqQuadro
a cura di Maria di Pino
Il titolo della mostra “Realtà a SoqQuadro” è una chiara esortazione a guardare la realtà da prospettive non convenzionali, cosa succederebbe, sembra ammiccare l’artista, se riuscissimo a seguire percorsi associativi alternativi e “disturbanti”?
Da sempre l’esplorazione artistica di Ilaria Occhigrossi invita a riflettere sulle connessioni nascoste tra la realtà quotidiana e le sue molteplici rappresentazioni.
Lo spunto di partenza è sempre l’interazione improbabile, o almeno non visibile a prima vista, che la sua anima di artista non resiste alla tentazione di tradurre in linguaggio visivo, potente, immediato.
Questa esposizione offre uno sguardo singolare su come le immagini e i significati possano svelare associazioni che spesso sfuggono al buon senso comune. Ma l’intento dell’artista è proprio quello di scardinare, di disturbare pur non tradendo mai la sua anima poetica. La dialettica costante tra elementi formali e elementi visibili si traduce così in azione rendendo le opere mai statiche, rappresentative di un “percorso”, spesso fisico, emotivo, sempre concettuale, di tipo narrativo. Sono opere che raccontano una storia, un’idea, un concetto che non si esaurisce nel segreto dell’opera, ma che, al contrario, affiora in superficie per esplodere nel mondo circostante e finire tra le mani degli ignari spettatori: la narrazione si fa a quattro mani.
E’ questo che l’artista ci dice schiettamente con questa mostra, la Realtà a SoqQuadro non è solo una sua visione ma è un’esperienza in cui veniamo coinvolti e da cui siamo chiamati in causa per continuare la storia. Si arriva al superamento dell’opera come oggetto artistico contemplato, che sottende un congelamento della distanza tra pubblico e spettatore. Nello spazio artistico dell’opera le distanze sono annullate, il fruitore diventa parte attiva nella produzione di senso generata dall’opera in un rimando continuo di citazioni extra testuali di per sé stesse implicanti diversi codici semantici. E se gli spettatori sono chiamati a muoversi in una “foresta di simboli” lo fanno sempre nell’atmosfera di delicata poesia che l’artista riesce a infondere al suo mondo e alla sua realtà e che d’un tratto scopriamo essere diventata anche la nostra!