Il progetto ULTRA propone all’osservatore di ampliare il proprio respiro e allargare lo sguardo in due direzioni, una interna, calda e intimamente auto-percettiva, e l’altra esterna, volta verso la creazione di una immagine, caratterizzante e caratterizzata. Entrambe le traiettorie hanno in comune l’origine, ovvero il corpo come mera sostanza ed elemento – porzione limitata di materia – in cui ogni coscienza è destinata a vivere per sempre.
Da una parte Sei Oltre me pone uno sguardo intimista su un tema estremamente delicato per l’artista Giulia Barone. L’opera indaga su un passato mai compiutosi puntualmente, sei vite perse che hanno abitato lo stesso luogo dell’artista, che nel progetto si auto- rappresenta per dargli una forma. L’opera di Giulia Barone è un tentativo di risposta alle domande dell’artista che si chiede dove siano le anime dei bambini che sua madre ha perso nel giro di quattro anni prima che Giulia venisse al mondo. Attraverso l’opera Giulia Barone decide di dargli una forma.
La Pelle che abito, dall’altra parte, si compone di più fogli su cui sono raffigurati corpi differenti per forma, elementi e colori, appesi con stampelle come fossero abiti, costumi che possiamo scegliere e indossare, cambiare in modo estremamente semplice rispetto alla realtà dei fatti. TeppaElle riflette sulla ricerca del sé. Il corpo, in quanto elemento- involucro, deve essere modulato e affine all’autocoscienza. Nell’opera le figure frammentarie, complete e scomposte, come reti di esseri che si intrecciano, si fondono con elementi naturali al fine di restituire leggerezza e sogno, appartenenza a sé stessi e al mondo.
Questo progetto prende vita dal desiderio di dare una risposta sintetica a un discorso sul corpo, oggi al centro dibattito contemporaneo. Esso, tuttavia, risente della mancanza di emancipazione dal senso di estrema solitudine quando è fatto in relazione all’individuo in quanto tale. Quando questo discorso sul corpo, grazie alla sua innata forza, è veicolato da due artiste con due visioni divergenti, ottiene un luogo dove poter avere un tenero spazio di ricerca. Questo spazio di ricerca è quindi quel che l’esposizione intende creare.