Project by Valentina Ferrari
a cura di Ruggero Barberi
Ciò che Sebastiano Bottaro presenta nella sua prima mostra personale romana è il prodotto di una matura riflessione sul gesto manuale – il cui esito è una gestualità consapevole e formalmente codificata – e sulla testimonianza che questo lascia di sé nella sua durata temporale.
I lavori in mostra hanno un’innegabile matrice grafica – nel senso poietico e manuale del termine – il tutto approntato su un piano di lavoro gelosamente pittorico e autografo. Il giovane artista coniuga una simile acquisizione stilistica a una ricerca di stampo metafisico: l’idea di una temporalità che si fa spazio è ciò che costituisce l’elemento concettuale della serie di opere esposte.
I tabernacoli temporali di Bottaro – come li ha definiti il curatore – sono caratterizzati da una forte impronta dello stile, dall’acribia di esecuzione e dalla plurivoca ispirazione per i temi implicati, che risentono dell’ispirazione dei grandi, da Isgrò ad Heidegger, da Kandinskij a Borges.