Side

Personale di Monticelli & Pagone, a cura di Federica Fabrizi

In occasione della settimana dell’arte contemporanea romana, la galleria Art GAP è lieta di ospitare, dal 24 ottobre al 6 novembre 2020, la mostra SIDE di Monticelli & Pagone, a cura di Federica Fabrizi. Inoltre, per l’evento RAW 2020, mercoledì 28 ottobre dalle 18:00 alle 18:30 avrà luogo un piccolo concerto in cui si esibiranno Chiara Ritoni con il brano Tre per Uno composto da Cristiana Colaneri e Nico Ciricugno con il brano Sestam composto da Pasquale Sabatelli.

SIDE, il titolo della mostra, è l’acronimo di “Social Identity model of Deindividuation Effects”: un modello sviluppato nell'ambito della teoria dell'identità sociale (Russell Spears e Martin Lea, 1995) nel quale si sostiene che la deindividualizzazione trae origine da processi di rinsaldamento dell’identità sociale, in cui il soggetto rafforza la percezione di sé come elemento integrante del gruppo e non come individuo, unico e irripetibile. Anonimato, transazione dal sé personale a quello sociale, ridotta identificabilità con la totale perdita di consapevolezza della propria identità e omologazione di massa. Tematiche affrontate da Alessandro Monticelli & Claudio Pagone nelle raffinate e sofisticate opere esposte nella galleria Art GAP. Alienazione delle menti e volti distrutti a cui si contrappone l’esaltazione del corpo, abbellito e impreziosito, per il bisogno di conformarsi alla società dell’immagine e dei consumi. Individui in equilibrio instabile in una dimensione priva di senso umano, deindividualizzato dove tutto è soggiogato da copioni stereotipati. Un non – luogo, definito da ampie pennellate corpose dal duo artistico sulmonese, in cui la persona perde la sua collocazione nel mondo in cui domina la dispersione del sé, l’ignoranza, l’omologazione, la manipolazione e il controllo sociale. La società di massa fa precipitare l’individuo in crisi anche mediante l’utilizzo persuasivo dei mezzi di comunicazione, come quelli usati dal regime nazista e fascista, primo fra tutti la pubblicità: carismatica e fatale, con cui Monticelli & Pagone instaurano un rapporto intenso e attento nelle opere esposte. Tutti uguali come delle controfigure, delle copie degli altri che per sentirsi à la page accettano i modelli comportamentali e gli stili di vita dettati dalla moda e dalla pubblicità per sentirsi parte di un “tutto”. Quel “tutto” che fagocita l’unicità. Quel “tutto” che controlla e sorveglia mediante le strategie panoptiche del consumo gli individui, lasciandoli vivere nell’illusione di essere liberi ma in realtà sono fruitori passivi plasmati dai clichè della società. Quella società che sfrutta i media come mezzi per veicolare i propri valori, disvalori per Adorno: moda, consumismo, conformismo, stampa, radio, pubblicità… come strumenti di manipolazione delle coscienze e strumenti di potere che trasformano l’uomo contemporaneo da unicum a essere generico. Con questa mostra gli artisti vogliono gridare a gran voce che l’Arte, non quella ridotta a merce o oggetto, è il rimedio contro questo mondo omologato. L’arte è conoscenza libera e disinteressata che si rivolge alle idee e sottrae l’individuo dalla catena di bisogni e desideri quotidiani (Schopenhauer).

Alessandro Monticelli (1973) & Claudio Pagone (1976) dal 1999 sono un duo che lavora come un singolo. Vivono e lavorano tra Sulmona e Roma. Le loro opere sono la convergenza di un procedimento che parte da percorsi diversi canalizzati in un’unica destinazione da cui si origina il loro brand-binomio M&P: la sophisticated NeoPop Art. Nelle loro opere la provocazione è sempre dietro l’angolo. Infatti grazie a diverse opere di denuncia sociale come La Venere dell’Immondizia, molto apprezzata da Pistoletto stesso, e le 500 multe a regola d’arte, hanno scatenato reazioni nel sistema massmediatico grazie al quale hanno raggiunto una diffusa notorietà nel mondo dell’arte contemporanea conquistando pubblico e critici. Degno di nota anche il loro intervento all’acquedotto di Sulmona su cui hanno rappresentato sulle 13 lunette delle 21 arcate i 13 miti ovidiani, trasformandolo in una vera e propria opera d’arte contemporanea che dialoga con l’architettura del passato. Le loro opere sono conservate nell’archivio “Arte del XXI secolo” della Soprintendenza speciale per l’arte contemporanea di Roma, nell’archivio di arte contemporanea “Via Farini” di Milano e nell’archivio di arte contemporanea “Futuro” di Roma. Inoltre, molti lavori sono parte di numerose collezioni private. La loro sfida? Proporre nuove tematiche con forme di comunicazione distanti dai modelli prestabiliti dai luoghi “ufficiali”, sfidando i confini concettuali e fisici dell’arte contemporanea.

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