conversazione con FRANCA BERNARDI

dialogo con l'artista che presenta STACCATO CONTINUO a ME.SIA S.PACE

Dialogo con l'artista Franca Bernardi che presenta STACCATO CONTINUO a ME.SIA S.PACE

Franca Bernardi riceve la sua educazione artistica dai maestri dell'Avanguardia Romana, dai quali assorbe il piacere e il senso della "ricerca". Dopo la laurea in Pittura presso l'accademia di Belle Arti di Roma diventa docente all'Istituto d'arte, al Liceo Artistico e quindi titolare della cattedra di Pittura all'accademia di Belle Arti di Urbino e poi di Macerata, dove conclude la vivace esperienza dell' insegnamento. Ha sempre affiancato l'insegnamento con l'attività artistica approfondendo la "ricerca" pittorica attraverso i vari materiali. Nell'ultimo decennio ha esplorato l'uso delle materie plastiche, come plexiglas, pvc e poliestere, che offrono nei loro assemblaggi un incredibile gamma cromatica, utilizzandole sul tema della Trasparenza. La prima personale è del 1981 presso la galleria Ferro di Cavallo, Roma, da allora ha sempre esposto in Italia e in Europa. Tra le personali: l'installazione:  "TRASPARENTE", 2012 presso Studio Arte Fuoricentro, Roma; "VARCHI D'ORIZZONTE", 2014, Movimento Aperto, NapoliTra le collettive: "ANELLO", progetto itinerante di Vetrina di Brecce per l'arte contemporanea svoltosi tra il Museo Comunale di Mondovì, Vicoforte (CN); la Galleria tra Le Volte, Roma; e l'Auditorium di Latina nell'ambito del Festival di Musica Contemporanea. "IL SOGNO VERDE": 2013/14/15, Villa Gregoriana  Tivoli;  Rothenburg ob der Tauber, Germania, Real Orto Botanico, Napoli. Nel 1995 in occasione del convegno sulle "Tre Religioni Monoteiste" il suo lavoro è stato selezionato come logo del convegno per la mostra "I TRE ANELLA" dell'Istituto Suor Orsola Benicasa di Napoli.

Nel 2002 il Kunst Museum di Holsterbro, Danimarca, le ha dedicato una retrospettiva.

Francesca Capriccioli - Pensiero per Staccato Continuo, installazione di Franca Bernardi

E’ un forte senso di gratuità talvolta a permeare la produzione artistica, e quando ciò accade, e se nello specifico per gratuità intendiamo ciò che si offre come atto libero e disinteressato, come un improvviso e generoso dono di sé, l'opera allora tocca esiti felici.

L'installazione Staccato Continuo di Franca Bernardi è, secondo gli intenti dell'artista, una elaborazione visiva costruita su suggestioni musicali derivate dall’ascolto delle ultime sonate per pianoforte di Beethoven, caratterizzate da compresenze e alternanze di legato e staccato. Due pareti si fronteggiano, ma lo spazio che vi intercorre non è in alcun modo praticabile. Pur essendo fisicamente misurabile, esso è tuttavia precluso al fruitore il cui punto di vista resta inesorabilmente esterno e frontale. Il piano anteriore così ravvicinato manifesta una giustapposizione seriale di forme regolari, una disposizione paratattica di segni umani, barricati e imprigionati all'interno di scatole, sequenze allineate di corpi trasparenti. E’ il campo dell'immediato visibile, schermo e filtro, opaco e trasparente insieme, seduttivo e superficiale, ambito della percezione apparente, grado epidermico della conoscenza. Tuttavia, a guardar bene, una faglia, come un improvviso scratch, genera una lieve sconnessione della visione bidimensionale che, inaspettatamente lacerata, si lascia superare, consentendo che l'oltre si profili dietro, ed eccolo lì appena distante, solo intravedibile, sul fondo. Quello strato più interno e intimo abbonda di segni scoperti e fragili che, senza protezione alcuna, danzano, veleggiano, oscillano secondo la loro natura. L'oltre sembra proteggere sé stesso o le verità che lo costituiscono attraverso la distanza. Ma non saranno i passi ad abbreviare lo scarto che separa i due piani, non sarà uno spostamento fisico a garantirne l’accessibilità, saranno piuttosto la curiosità, l’immaginazione e il libero arbitrio a permettere di coglierne lo spirito. Franca Bernardi, attraverso questa installazione, sembra restituire e reinterpretare la lezione spazialista di Lucio Fontana, non tanto per la gestualità dei tagli o dei fori, quanto per l'allusione alla dimensione poetica e spirituale, spazio temporale delle "Attese". La distanza fisica tra i due piani e lo spazio che vi intercorre regolano una durata, un tempo sequenziale, imprecisato, libero e soggettivo, un movimento interiore parallelo allo svolgersi del brano Beethoveniano. Un tempo che include un qualche cambiamento, un sorprendersi, forse un ravvedimento. Certamente un passaggio, foriero di una nuova inclusione.

Francesca Capriccioli

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