Solomostry nasce a Milano nel 1988. Dopo la laurea in Graphic Design e Art Direction, fa il suo ingresso nel mondo della Street Art con la realizzazione di graffiti intorno al 2000. A renderlo noto le sue raffigurazioni di incubi e mostri notturni dai quali si sente inseguito dalla notte all’alba, che diventano il simbolo della sua arte.
Signum è incentrata sul valore del segno nel tempo, rappresenta l’intersecarsi delle linee che formano la nostra storia. “Tracciando, lasciamo il segno di quello che è stato, di chi è passato, di ciò che non vogliamo dimenticare, sovrastiamo ciò che non ci piace o contrastiamo quello che c’è già” dice l’artista.
Solomostry trae ispirazione dalla realizzazione delle sue particolari ceramiche, che a loro volta si ispirano ai vasi etruschi e greci pervenuti fino a noi nonostante le intemperie del tempo. Le ceramiche di Solomostry sono un’interessante rilettura contemporanea di tutto ciò e rivelano non solo un forte interesse a quanto è passato, ma anche al segno lasciato dal tempo. Da qui nasce l’idea che l’artista che ha traslato nella street art: “Sui muri niente è per sempre – dichiara – ogni strato è vivo fin quando un altro strato è pronto per raccontare una nuova storia, andando così a coprire il precedente”. L’interesse di Solomostry è infatti quello di analizzare la sedimentazione dei diversi segni lasciati nel corso del tempo e a chi vi sopravviverà, rappresentando insieme passato, presente e futuro.
La caratteristica dell'Opera di Solomostry mette in evidenza un tratto sporco, grezzo, con passate di colore spesse che modellano figure geometriche: volti di incubi che attraverso i loro occhi scrutanti – segno distintivo di Solomostry – trasmettono forti emozioni, sentimenti e inquietudini.
“Meraviglia e stupore, ma anche un po’ di paura. Le linee di Solomostry si combinano e si scombinano fino a creare espressioni difficili da decifrare. In questa tensione, in questo dubbio, sta l’essenza della mostra. Concentrandosi sul segno e sul tempo, ci arriva dai mostri una sorta di memento mori.” così descrive l’Opera dell’artista il curatore e direttore Giuseppe Pizzuto.
Ventiquattro sono le opere che compongono Signum, che spaziano dalla pittura alla scultura: dalle splendide ceramiche dipinte a mano e incise, alla serie di lavori realizzati su lamine di stampa di rotativa adoperate per realizzare pagine di giornali risalenti alla data del 2012, anno di grande importanza per l’artista, allusivo alla fine del mondo annunciata dall'antico calendario Maya. Sono queste opere uniche, perché mai realizzate prima, inedite, e impossibili da replicare poiché la loro unicità è data proprio dall’utilizzo della lamina del giornale.
Si aggiungono ulteriori lavori con il suo segno di riconoscimento impresso sulla tela, volontà di lasciare un’impronta e una traccia che sopravviva al futuro, oltre a quadri di grandi dimensioni su legno, testimonianza del passaggio di Molti. Sono allestiti anche due stendardi di grande formato volti ad inglobare lo spettatore come sfondo per realizzare fotografie: la fotocamera è il modo più immediato per conservare storia, memoria e ricordi.