Il solco fertile del dolore
Versus, la terra voltata dall'aratro, il solco. La terra pronta per la semina. Daniela Carreras, angelo offeso, spingendo il suo aratro in ambito urbano, trasporta le sofferenze delle sue ferite.
L’Angelo ha sulle spalle la sua sola ala insanguinata, lama del suo aratro, con la quale percorre il suo viaggio verso la consapevolezza del Sé.
Versus vuole rappresentare il senso della vita, le scelte, le contraddizioni che ogni essere umano è costretto ad affrontare durante la permanenza terrena.
La consapevolezza di sé, dunque, sarà come una ricongiunzione alla luce divina, in base alla concezione dualistica dell’artista di anima e corpo.
Versus è un invito, il solco fertile indicato da Daniela Carreras a chi, ramingo senza meta e coscienza, rischia di non ricongiungersi al Supremo.
Daniela Carreras esce per la prima volta dalle gallerie, dagli studi, dai luoghi protetti dell’arte per affrontare la città dove inciderà il suo solco.
La città è Roma alla quale approda, dal Brasile, dopo gli studi di Architettura e Archeologia che le susciteranno l’amore per il vecchio continente, ma soprattutto quello per Italia. L’interesse per l’Arte diventa un impellenza e l’approdo a Roma ne è la logica conseguenza.
Attraversa l’oceano per amore, portando con sé una visione spirituale sincretica che gli deriva dalle sue origini: in linea materna l’artista discende da i Tupinambá che fu un macro-gruppo di tribù che ebbe origine dai Tupí-Guaraní; la bisnonna paterna era invece una gitana di Spagna.
Versus si svolge in due luoghi ed in due giorni diversi; gli itinerari percorsi durante la performance sono opposti e complementari:
Il centro storico di Roma come metafora della trasformazione consumista del Mondo e della propria esistenza, sarà percorso da piazza di Spagna, lungo via Dei Condotti tra le imposte del settecentesco Caffè Greco e le abbaglianti vetrine del nuovo lusso; Carreras proseguirà la sua sorta di calvario, toccando i luoghi del potere e concludendo il suo cammino davanti al Pantheon, la casa degli dei.
La periferia come utopia irrealizzata a causa della speculazione edilizia e della miopia della politica è incarnata dal maestoso murale, posto dall’artista olandese JDL, sulla parete nord di Corviale, l’edificio lungo un chilometro con i suoi novemila abitanti sulla via Portuense, dove la rivisitazione del mito di Icaro fa precipitare l’angelo per l’inquinamento ma che al tempo stesso dona spazio ad un altro angelo salvifico. Questa opera ciclopica è in dialogo con l’ala, trasportata come un fardello da Daniela Carreras, scultura realizzata da Barbara Lalle in collaborazione con Massimiliano De Vizi.
La performer attraverserà i luoghi del centro e della periferia, stabilendo un contatto con i cittadini puramente visivo e concluderà l’attraversamento alzando il salmo 130, il De Profundis.
Roberto Cavallini e Barbara Lalle