Comunemente pensiamo che la realtà sia composta esclusivamente da ciò che può essere toccato, visto o ascoltato. Nel tentativo di stabilire una verità comune miniamo giornalmente l'importanza della relatività, perdendo così la capacità di riconoscere e accettare scenari diversi e contrastanti. Spinti da una struttura societaria che sempre più promuove razionalità e obbiettività abbiamo inconsciamente trasformato i colori in un parametro per categorizzare e catalogare le nostre vite. Per comodità ci convinciamo che il mondo deve essere come appare ai nostri occhi. E’ più semplice pensare alla realtà quotidiana come una verità oggettiva piuttosto che come un vortice in perpetuo mutamento. Ma se tutto questo fosse un’illusione? Se i colori non fossero altro che un’invenzione della nostra mente? Saremmo allora capaci di abbandonare il mondo del visibile recuperando la capacità mentale di accettare l’assurdo?
Questo progetto fotografico è stato scattato utilizzando una combinazione di rullini analogici e sensori digitali che reagiscono ai raggi di luce infrarossa (IR). La luce infrarossa è una radiazione elettromagnetica invisibile all'occhio umano. Più del cinquanta per cento dell'energia totale prodotta dal sole arriva sulla Terra sotto forma di raggi infrarossi. I colori che vediamo sono semplicemente un'interpretazione che la nostra retina sta dando alla luce riflettente da un determinato oggetto. I colori sono un'invenzione del nostro cervello, che traduce le informazioni dei recettori di luce presenti nella retina nella familiare sensazione del colore. Come umani siamo incapaci di vedere l'intero spettro della luce e di conseguenza questa limitazione finisce per modellare la nostra percezione del mondo. I cani sperimentano visivamente il mondo in bianco e nero, le api lo fanno in ultravioletto e persino gli umani percepiscono i colori in modi diversi. Viviamo tutti realtà separate o dobbiamo riconsiderare la nostra idea di realtà?