Né più cielo o più inferno di quanto vi sia ora.

Looming and solemn like icons of lost eras, the painted paper characters offer us an evocative vision of a deeply torn present. In the dream vision we can 'fly' thanks to the paper wings that the artist gives us.

Incombenti, immobili, solenni, al pari di icone di un’epoca perduta, eppure furtivi, quasi impalpabili come ombre. Alberta Piazza, nella sua personale allo Spazio Mesia, offre un’evocativa visione di un presente lacerato e inquietato da una crisi strisciante, che dai telegiornali attraversa la psiche, risalendo verso timori primitivi. Qui prendono la forma cinque “personaggi” di carta e pittura, che dominano lo sguardo dello spettatore, scrutando i suoi abissi interiori. La loro apparizione dona un volto a tutto ciò che oggi risulta sfuggente, insieme invisibile e moltiplicato all’infinito, nella società dell’iper comunicazione digitale. Ma il rituale che li evoca non è un esorcismo, e non è nemmeno un incantesimo di magia bianca che conduce a uno scontato lieto fine. L’avventura di questa esperienza pittorica è fatta di sguardi sbiechi, infossati in prospettive impossibili, stratificati in un amalgama di citazioni e frammenti della storia dell’arte.

Il tema della lotta del bene contro il male, presente nel discorso artistico di Piazza, ci pone una sfida. Noi spettatori, come gli eroi di una fiaba, dobbiamo andare incontro a questo bailamme. Immergendoci, anche grazie alla proiezione di uno video e alla presenza di carte dipinte, nel mondo che descrive, ci consente di affrontare quanto c’è di più crudo nella realtà, donandogli una forma riconoscibile. Chiunque è in grado di sentirsi toccato nel profondo, di riconoscere perfino qualcosa di ancestrale in essa, nella sopravvivenza della fiaba. Tale continua evoluzione ci permette di reinventarla continuamente, di creare in modo sempre nuovo la contrapposizione bene/male. La crisi del nostro presente ci espone a problematiche quando mai vaste, e il presunto “male” non è mai localizzabile in un nemico, nemmeno sottoforma di demone pittorico. Eppure, la visione onirica che Piazza ci offre rivela tutto il potenziale catartico della fiaba. Piuttosto che fuggire, possiamo “volare” davanti all’orrore che ci paralizza, e che ci affascina, grazie alle ali di carta che l’artista ci offre.

Questo racconto immaginifico ci aiuta a vedere meglio soprattutto dentro le tenebre. Piazza nei suoi personaggi accoglie il “negativo”, ma non è mai tutto nero, perché non è omogeneo il suo universo artistico, che invece si presenta frastagliato, sfumato e ibridato. Non è bidimensionale, nonostante le sculture si pongano come piani dipinti, e non è scultoreo nel senso tradizionale del termine, perché l’immagine creata al loro interno scava una profondità impenetrabile. Immersi fra le radici marcescenti di un’attualità da incubo, sollevati dal rintocco di una pennellata che ci illustra il maleficio, possiamo compiere questa discesa degli inferi che rinnova il nostro sguardo.  Mattia Cucurullo

Il lavoro di Alberta Piazza nell'ambito del progetto Umanità?! di Mesia Space, comprende oltre all’installazione nella vetrina di Largo Mesia, le carte dipinte e il video con le musiche di Sergio Vecia nello spazio di via Vulci - gli interventi/dibattito con Chloè Bertini, attivista di Ultima Generazione, sul tema del collasso climatico e con Stefano Guerra, neuropsichiatra, sul tema del femminicidio: Venerdì 18 ottobre alle 18.30 e Venerdì 25 ottobre alle 19.00.

 

Alberta Piazza - veneziana, completa la sua formazione professionale a Milano, frequentando l’Accademia di Belle Arti di Brera, lavorando poi a stretto contatto con esponenti del mondo culturale. Per molti anni art director nel settore pubblicitario milanese e romano. Le suggestioni e i riferimenti iniziali delle sue analisi pittoriche sono spesso i motivi del frammento naturale, radici d’albero e intrecci di rami. Il passaggio di animali selvatici e le tracce degli agenti atmosferici sulle tele, la conservazione e la cura dell'ambiente sono il focus degli ultimi lavori. Così come l'esperienza del vivere a contatto più stretto con la natura e la sua coltivazione, ha modificato profondamente la sua ricerca. Ha partecipato a numerose mostre in ambito nazionale e internazionale. Vive tra Roma e l’Umbria. 

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