Dialogues, Carolina Lombardi

in conversation with works by Maurizio Cannavacciuolo and Alberto di Fabio

Carolina Lombardi, dopo le mostre istituzionali degli ultimi mesi a Roma, al Museo Hendrik Christian Andersen e al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, in occasione della Rome Art Week 2024, è interlocutrice, negli spazi della galleria Emmeotto Arte, di un dialogo con opere di altri artisti come Maurizio Cannavacciuolo e Alberto di Fabio.

 

Il segno di Carolina Lombardi è un ricamo meticoloso, che ha una propria plasticità intrinseca, come se fosse un percorso, una mappa, un joyciano flusso di coscienza, delle reti composte da parole e pensieri che si annodano tra di loro come fili di tessuto o fasci di neuroni. Indaga, da sempre, il tema delle connessioni e delle parole attingendo alla teoria della complessità e del caos. In mostra, troviamo una selezione di lightbox sulle quali vengono creati manualmente immaginari testi-ricami di luce su lastre di polibicarbonato e opere precedenti, tra cui una scultura a parete dove il ricamo ritorna su tutta la superficie. 

Sulle lightbox scorrono le parole che lasciano trasparire la luce retrostante creando fili interminabili che si uniscono e si connettono. La struttura del testo simula i frattali, le ragnatele, i cretti, come se fossero nervature-informazioni del sistema nervoso centrale, che vanno dalla periferia al centro del corpo, in un gioco di rimandi che lega le singole parti al tutto.

 

È qui che la conversazione con il dittico Sinapsi di Alberto di Fabio si connette in un’evocazione delle sinapsi del cervello e si traduce in un’ipnotica integrazione di colori e forme. Di Fabio trae ispirazione dagli elementi che compongono il mondo della natura, il sistema neuronale, gli atomi, il DNA, che nelle sue opere vengono ingranditi come sotto un microscopio. Le forme sulle tele creano contrasti e scale armoniche di colore che coinvolgono lo spettatore in una visione avvolgente e cinetica che abolisce i confini spaziali, così come accade seguendo con lo sguardo le matasse nelle lightbox. 

 

La “parola” di Carolina Lombardi si decontestualizza da contenuti prettamente culturali per estendersi oltre la sua forma verso altri aspetti della realtà così come fa la parola-concetto di Maurizio Cannavacciuolo, nelle opere della serie Bubbles, animando le superfici con disegni intricati e intensi, vibranti e travolgenti all’occhio di chi guarda. Tra bolle di colore e disegni che traggono spunti dalla cultura popolare, dalla storia naturale, dall’antropologia e dall’architettura, si fanno avanti parole, apparentemente slegate tra loro, ma che rispondono ad un preciso intreccio concettuale. Nella ricerca di entrambi gli artisti si assiste alla generazione di un potere trasformativo raccontato con tecniche molto diverse tra loro. 

 

Tutti e tre gli artisti diventano metafore di diverse interpretazioni del linguaggio, di volta in volta in connessione con la Natura, la scienza, la cultura o l’uomo, in un processo di intrecci, forme, colori e concetti che è il fil rouge nel dialogo tra loro e riordina la caoticità dell’esistenza di ognuno di noi che si approccia a ricerche artistiche distanti ma legate da un denominatore comune.

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